Di Bartolo Scandizzo
Eravamo tutti fiduciosi che la telenovela delle nomine dei decreti, degli insediamenti delle persone destinate a ricoprire le cariche al vertice del Parco nazionale del Cilento, Diano e Alburni fosse giunta alla fine.
Infatti, dopo l’arrivo del presidente, la nomina dei delegati della comunità del parco, la scelta del presidente della stessa comunità, l’individuazione dei delegati ministeriali e, finalmente, l’insediamento con le nomine del vicepresidente, della giunta e l’individuazione della “terna” dei candidati a direttore prevista nel primo consiglio, pensavamo che si potesse vivere una certa normalità nella gestione dell’ente.
Invece, pur avendo avuto da qualche mese a disposizione i curricoli dei candidati che si sono proposti al posto di direttore del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, il neo consiglio su proposta del presidente, Tommaso Pellegrino, ha votato per rinviare la scelta motivando la necessità del rinvio con la più classica delle scuse: “vogliamo valutare in modo approfondito le schede relative ad ognuno singolo candidato”. Pellegrino ha proposto al “più presto possibile”, Natalino Barbato ha chiesto di indicare un limite temporale: “15 giorni” a partire dal 29 settembre” data dell’insediamento. Tutti sanno che sulla governance dell’ente PNCDA si gioca una partita di potere che coinvolge l’intero sistema politico del territorio. Per cui, la casella di direttore dell’ente è uno snodo dell’intero sistema parco. Ecco perché sulla scelta dell’uomo che andrà a sedersi sulla poltrona che è stata, prima, di Domenico Nicoletti (10 anni a parte la fase di avvio), e poi per di Angelo De Vita (12 anni), c’è un’attenzione molto forte. Con Nicoletti il PNCDA è nato ed ha imparato a camminare. È stato lui a selezionare la squadra composta quasi tutta di dipendenti comandati da alte amministrazioni (comuni, provincia, regione…). Li chiamavano i “Nicoletti boys”. Sono gli stessi che lasciò a De Vita quando, con un blitz consumatosi a palazzo Materazzo di S. Maria di Castellabate, il consiglio, con presidente Giuseppe Tarallo (che quel giorno era assente per malattia!), lo giubilò inserendolo nella “terna” in condizione di inferiorità rispetto a De Vita. Nicoletti lavorò con Vincenzo La Valva e Giuseppe Tarallo presidenti, con il un intermezzo di un commissariamento targato Centro Destra: Nicola Rivelli un imprenditore edile. De Vita ha cominciato con Tarallo, continuato con Domenico De Masi è concluso con Amilcare Troiano. C’è stata una breve appendice nei primi mesi di Pellegrino. I predecessori di Pellegrino hanno sempre trovato e lavorato con un direttore che aveva memoria storica ex era a cavallo della struttura burocratica e tecnica dell’ente. Pertanto, hanno avuto modo di coprirsi le “spalle” evitando vuoti di potere nella struttura operativa e avviando con gradualità programmi e progetti e, soprattutto, completando quello che era avviato. L’impressione che si è avuta durante il consiglio di insediamento del 29 settembre 2016 è quella di voler restituire De Vita all’Università dell’Aquila nel ruolo di professore e di cercare tra gli altri 13 candidati il jolly che sappia rapidamente entrare in sintonia con i dipendenti, con il presidente e con l’intero consiglio. Certo, Pellegrino potrebbe anche convincere il consiglio a richiamare Domenico Nicoletti dall’Abruzzo, dove è stato recentemente direttore al parco del Gran Sasso. Sarebbe un ritorno al passato che, al di là delle competenze di Nicoletti già ampiamente dimostrate sia a Vallo sia in Abruzzo, sancirebbe platealmente una pax politica e una convergenza delle varie anime PD e UDC che hanno voce in capitolo nell’area parco.
Ma potrebbe anche essere che il presidente e il consiglio ritengano di poter procrastinare la gestione senza un direttore facendo riferimento ai responsabili dei vari dipartimenti assumendo su di sé l’onere del coordinamento in attesa che il Parlamento approvi la nuova legge sui parchi nella quale è previsto che sia il presidente a scegliersi il direttore. In questo caso i tempi sarebbero lunghi e Pellegrino dovrebbe convincere, prima del ministero, Natalino Barbato e Maria Cristina Giovagnoli che hanno chiesto tempi stretti.