di Oreste Mottola Il fatto è che quel poco che restava del campo di golf “Le Costiere” di Persano è andato a fuoco. Almeno settanta ettari. In una domenica maledetta, con le fiamme incoraggiate e sospinte da un vento stizzoso, hanno allontanato le speranze di rivedere in funzione quell’impianto che tante speranze di sviluppo aveva suscitato. A fiamme ancora accese sui tronchi delle vecchie querce anche noi proviamo a interrogarci sulla vicenda. Partendo dai dati di fatto. L’ultimo capitolo dei “mali” dei 137 ettari di terreni che doveva diventare, e in parte lo era già, un vezzoso campo da golf a disposizione di benestanti appassionati si chiama “Ditrichia viscosa”, che altro non è l’erba infestante colonizzatrice delle aree abbandonate, cibo disdegnato da capre, pecore e bovini. Gli erbivori la disdegnano. La ditrichia viscosa va eleminata ogni anno altrimenti si mangia i prati che sono propri dell’iconografia di questi impianti. E’ il problema che si è posto ai due custodi giudiziari dell’impianto: uno, l’avvocato bresciano Lampugnani, per l’Igd, Italian Golf Development, proprietaria al 75% del “Persano Royal Golf”, la società consortile concessionaria dell’intero progetto. L’altro, Guarino, ha la custodia dei beni che sono intestati al Comune di Serre. Lampugnani, preso atto dell’impossibilità di avere uno sfalcio accurato gratis, incarica – dietro un compenso di 10mila euro, quattro agricoltori del posto, che provvedono con le barre falcianti dei loro trattori. La decisione non è condivisa da molti, determina malumori è un codazzo di polemiche e tentativi di azioni giudiziarie – non andate a buon fine – ma con una, questa si vera, discesa in campo di carabinieri e vigili urbani che vogliono bloccare l’azione di pulitura dell’erba infestante. I golfisti, è noto già non ci sono da anni, allontanati da una guerra giudiziaria che oppone tutti i componenti del consorzio del golf, il municipio di Serre e tanti fornitori che non hanno visto onorate le loro forniture. Attendono intere annate di stipendi anche i quindici dipendenti. Più di dieci milioni di euro di finanziamenti europei sono stati già spesi e il pericolo non è tanto il blocco delle altre somme previste ma il recupero del “già dato” che potrebbe investire direttamente il municipio di Serre che già si è indebitato per acquistare quei terreni dal demanio dello Stato a seguito di una lotta contadina che li strappò al non pieno uso dell’esercito italiano. Altissimo è il rischio che i soldi incassati possano essere revocati a seguito di un’inchiesta interna delle istituzioni europee. E’ per allontanare queste ombre che si cerca – mentre si attende l’esito dei contenziosi giudiziari – di mantenere una parvenza di operatività curando così il buono stato del prato. Questa è la linea dei “bresciani”. Un altro orientamento porta a una richiesta di rinaturalizzare il tutto autorizzando contadini e pastori alle loro tradizionali attività. Altri si spingono verso l’impianto una grande coltivazione di bambù, ipotesi esclusa visto che non è chiaro chi se ne farà carico oggi dei costi d’impianto e chi ne trarrà i benefici tra qualche anno. L’avvocato Martino Di Rosario, molto vicino al presidente della Regione De Luca, ipotizza una trattativa anche con le istituzioni europee e altri privati per rimodulare il progetto complessivo verso un parco tematico con al centro la storia dei Borboni, il cavallo Persano e la fruizione turistica della Casina Reale del Vanvitelli. Belle idee ma comunque un passo indietro che allontanerebbe il golf se non per sempre ma per molto tempo. Un gruppo di albergatori di Paestum e del Cilento sono tentati dal cercare di ritagliarsi un ruolo di partnership in questa storia. Questo è il quadro generale dell’intricata vicenda. L’INCENDIO E IL MESSAGGIO Quando gli inquirenti sono ancora al lavoro per capire quel che è certo è che chi ha organizzato l’azione delinquenziale ha ben colto il suo obiettivo e la coltre di cenere nera che oggi caratterizza il paesaggio che una volta fu del verde dell’erba e del celeste dei dodici laghetti. La costernazione regna a Persano, il borgo contadino – militare, come a Serre, il capoluogo burocratico – amministrativo. La voglia di parlare di ciò che è avvenuto assai poca. Chi ha colpito ha lanciato il suo messaggio e detto la sua relativamente all’avvenire dell’area. Sarà il golf o il ritorno alla piena fruizione della pastorizia, c’è un soggetto (sicuramente composto da più unità) che vuol sedersi al tavolo delle trattative e pretendere la propria parte. Spiegazione banale? Eppure tutto era cominciato sotto i migliori auspici. Uno dei campi più belli d’Italia, il più grande Golf Resort in Campania, l campo più lungo in Italia con più di 7.200 metri , in un anno di attività è riuscito ad avere più di 110 tesserati in una regione senza tradizioni, ha preso contributi regionali ed Europei per quasi 20 milioni di euro, dipendenti a COSTO ZERO che pur non precependo STIPENDIO da anni hanno continuato ad assicurare l’operatività della struttura, la proprietà sono aziende del nord con aziende solidissime (Consta e Serenissima autostrade). I nomi sono di assoluto rilevo nel panorama imprenditoriale italiano: Acufon è di proprietà del gruppo “Serenissima” quello dell’autostrada Bs –Pd, che l’utilizza proprio per curare il verde nelle aree autostradali. Poi troviamo Mattioli (costruzioni edili), Sofer e l’americana Buena Vista Hospitality group. IL COMUNE Aspettare la stabilizzazione delle discussioni societarie all’interno del “Consorzio Persano Royal Golf” e poi chiedere “chiarezza” e “rapidità” nell’apertura definitiva del campo da golf da 36 buche. Un’attrazione di livello mondiale. Questo ha deciso da tempo il parlamentino di Serre. Non si nasconde la rabbia per i ritardi finora accumulati. Tra un anno si torna a votare e il sindaco Franco Mennella non intende ora incamminarsi per altre strade. E dal 2005 che i lavori preparatori vanno avanti senza portare all’apertura piena verso il pubblico degli appassionati. Le buche “utili” dovrebbero essere almeno nove. I ritardi maggiori sembrano essere tutti nelle strutture ricettive. I concessionari avevano firmato l’impegno di concludere il tutto in 36 mesi. Il comune di Serre ha già ottenuto dalla la somma di € 5.987.185,78 sull’investimento complessivo, sui fondi europei, di € 13.324.587,9. L’incasso dell’intera somma avverrà di fronte al “collaudo” dl Campo da golf a 36 buche e strutture di servizio. Ai privati il comune ha anche concesso il diritto di superficie per la costruzione dei fabbricati di servizio al campo e delle strutture ricettive, tra cui pure albergo e club mouse, in particolare circa 120 ha di zona FT3 con un indice pari a 0,01 mq/mq ( 12.000 mq di strutture) e circa 3,2 ha di Zona D5 con un indice pari a 0,5 mq/mq, dove in quest’ultima zona individuata si possono realizzare ben 16.000 mq di costruzione da adibire ad albergo e case vacanze. E c’è da dire che i prezzi delle case costruite all’interno dei centri golfistici hanno prezzi superiori del 300% rispetto a strutture similari che sorgono in altre aree di pregio . La fonte maggiore di redditività è qui. Il consorzio ogni anno doveva pagare un canone di 240.000, soldi che il municipio di Serre deve di rata allo Stato italiano per aver comprato i 123 ettari dal Demanio che li “liberò” sì dall’uso militare, a seguito di una lunga lotta contadina svoltasi alla fine degli anni Settanta . La rivolta dei privati. “Abbiamo speso troppo, Comune cambiaci la convenzione. “Vogliamo rinegoziare i termini della nostra convenzione”. Da qui parte il Consorzio Persano Royal Golf per ipotizzare una ripresa delle attività. La premessa è di tipo contabile: “Già paghiamo 240 mila euro all’anno per la locazione dei terreni ed abbiamo ipotizzato investimenti per altri 13 milioni di euro”. Seguono una serie di considerazioni sul danno d’immagine subito da Serre a seguito delle scelte fatte per contenere l’emergenza rifiuti in Campania che hanno comportato l’apertura della discarica di Macchia Soprana, del deposito di ecoballe nel comprensorio militare di Persano e dell’inserimento di Valle della Masseria nell’elenco delle località “idonee” ad ospitare i rifiuti. C’è poi la crisi internazionale: “Tutto ciò ha profondamente intaccato il potenziale turistico del luogo e quindi la nostra possibilità di rientrare dall’investimento” Da qui, messa nera su bianco, la richiesta formale di modifica della convenzione tra comune di Serre e “Royal Golf” con la quantificazione, in cinque milioni di euro, delle maggiori spese sostenute e la richiesta di una “revisione” delle prospettive di redditività del campo e, “delle prospettive di vendita delle 340 unità immobiliari che dovranno essere costruite”. Queste ultime rappresentano infatti l’unico parametro che può essere aumentato. Per ragioni di “ingegneria finanziaria” una richiesta è stata però rivolta al comune di Serre e riguarda la possibilità di trasformare il contratto di affitto dei terreni, un importo di 240 mila euro, in un diritto di superficie almeno trentennale.
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