Di Biesse
Il comune di Capaccio, con una delibera di giunta del 13 settembre 2013, ha deciso di “esprimere dissenso alla realizzazione del progetto così come predisposto dalla provincia di Salerno denominato “Grande progetto – Interventi di difesa e rinascimento del litorale del Golfo di Salerno – del valore di 70 milioni di euro finanziato dalla regione Campania …”
IL progetto consiste nel realizzare 45 barriere artificiali lungo la costa tra Pontecagnano e Capaccio Paestum.
A far pendere per la decisione di rigettare il progetto è stata la relazione tecnica del Prof. Franco Ortolani, ordinario di geologia presso l’università Federico II di Napoli. Le cui tesi abbiamo più volte pubblicato su Unico.
Dopo aver riflettuto con la dovuta attenzione, Italo Voza e la sua giunta hanno preso la decisione che affossa un progetto milionario e che poco avrebbe aggiunto alla funzionalità della costa pestana per il turismo e molto avrebbe tolto alla bellezza della spiaggia più bella e fruibile dell’intera costa della Campania.
La realizzazione dei “pennelli” avrebbe modificato per sempre la configurazione della “curva dorata” che si torce docilmente dallo scoglio di S. Francesco di Agropoli fino a congiungersi con il tratto più urbanizzato di Pontecagnano e Salerno.
Per avere un’idea di cosa sarebbe successo dal punto di vista dell’impatto ambientale, basta andare a tentare di scrutare l’orizzonte in zona Varolato dove il pontile realizzato 40 anni fa troneggia dal bagnasciuga fino ad oltre 100 metri nel mare e punta all’orizzonte. Essendo esso perpendicolare alla battigia, l’occupazione della skyline che unisce il cielo al mare è ancora intatta alla sua destra e alla sua sinistra. Diversamente, la creazione di barriere orizzontali alla costa “chiuderebbero” per sempre ogni possibile panorama raffigurante il sole che scende nel mare e produce effetti, mai gli stessi, a conclusione di di tramonti insuperabili.
La delibera, correttamente, rigetta il progetto così come è stato concepito, ma non esclude che possa essere riformulato per destinare le risorse diversamente. È un tentativo di salvare “capra e cavoli” in zona “cesarini”.
Il sentiero è molto stretto quello di immaginare di stornare la quota parte dei 70 mln di euro destinata al litorale capaccese per utilizzarli per la sistemazione della fascia costiera. In ogni caso, sarebbe interessante capire se non è più sensato, perché possibile, recuperare qualche decina di metri di zona sabbiosa (lo stesso obiettivo che si pone il Grande Progetto) con l’arretramento degli stabilimenti balneari a ridosso della pineta. Infatti, mentre il recupero di spazio da parte del litorale sabbioso si concretizzerebbe ad oras, nelle previsioni del GP si potrebbe verificare a futura memoria.
L’amministrazione guidata da Italo Voza, che ora “rinnega” la scelta che fece Pasquale Marino che aderì al progetto, ha ora la responsabilità di diventare soggetto attivo per aprire un serio confronto con i suoi colleghi partner del GP. Sarebbe la giusta e coerente conseguenza della scelta fatta, anche se in ritardo e, forse, fuori tempo massimo.
In ogni caso, è meglio nessun cambiamento che un maldestro tentativo di utilizzare un problema insorgente come l’erosione costiera (negli 11 Km di litorale di Capaccio Paestum (dal Sele al Solofronte) è veramente ristretto a meno di 500 m) per attivare un “Grande Progetto” che trasformerebbe in un “mega” cantiere da Pontecagnano ad Agropoli, attraversato da mezzi pesanti carichi di massi enormi cavati da cave (non si sa quali) a chilometri di distanza.
Sarebbe un colpo mortale per il turismo balneare che, dopo anni di sofferenza, è tornato ad essere un potente attrattore nel periodo estivo. Questo anche grazie all’assegnazione della “Bandiera blu” proprio al mare di Paestum.