di Giuseppe Liuccio Quest’anno ho dedicato meno giorni di vacanza all’escursione d’amore e di cultura al mio Cilento. Mi è mancata, tanto per fare un esempio tra i tanti, la mia solita escursione nel Golfo di Policastro. Corro ai ripari e per farmi perdonare recupero dalla memoria del computer un mio vecchio pezzo su una mio viaggio a Scario e S.Giovanni a Piro. E prometto, poi, di fare a breve una riflessine sulla tragedia di Palinuro, attualizzando il mito di Eros e Thanatos, che incombe da secoli sulla perla del Cilento. — Torre Oliva mi è memoria di assalti di predoni saraceni. Ad una svolta Scario con le barche all’ancora nel porto ed il campanile che cerca il cielo. Nella piazzetta c’è animazione di turismo di buona qualità. Le case con i piedi nell’acqua e la testa in cielo scalano la collina nel fasto di agrumeti e buganvillea a decoro di terrazzi e giardini. La Masseta è colata verde di pineta e macchia mediterranea sul mare della Sciabica. Scario, località turistica di fama nazionale, è frazione di San Giovanni a Piro, che racconta la sua storia prestigiosa all’ombra del monte Bulgheria. Lungo i tornanti della strada che dalla costa s’inerpica sulla collina transitarono, litanianti, i monaci con il loro pietoso carico di sacre icone e libri di preghiere fin lassù al cenobio basiliano, nel pianoro/terrazzo di uliveti spalancato sul delirio di cielo e mare. Il Santuario di Pietrasanta, bianco di sole, è memoria di pellegrinaggi di fede a propiziare grazie alla Madonna di malta sorridente dalla nicchia. Il paese mi accoglie in una giornata di sole e mi incanta e mi intriga con il suo carico prezioso di storia da leggere nei resti di mura e porte del centro antico. Qui si stanziarono i bulgari e fondarono comunità laboriose alle falde del massiccio montuoso, il Bulgheria, appunto, maestoso e solenne con le sue pareti levigate scolpite dalla forza millenaria di acqua e vento. Nel cenobio è scritta una bella pagina di storia, con il passaggio e la sosta del cardinale Bessarione, famoso umanista, con Teodoro Gaza, che compilò gli “statuti”, un piccolo codice di “diritto” positivo per governare al meglio l’Abbazia e l’intera Università di San Giovanni a Piro. Una bella pagina di eroismo risorgimentale la scrisse e la rievoca la frazione di Bosco. Il mascherone della fontana del “savuco” gorgoglia nel silenzio assorto del meriggio ed è musica antica l’acqua che rimbalza e traluce in filigrana d’argento ai bagliori del sole. A pochi metri, su mattonelle di ceramica murate a mosaico, la via crucis di una comunità, dall’esaltante incipit della rivoluzione alla crudele repressione con il pesante carico di distruzione e morte. E’ l’omaggio commosso ed ispirato di Josè Garzia Ortega, alievo ed amico di PICASSO, a Bosco, che lo accolse ospite e lo circondò di stima e affetto fino alla morte. Chiudo gli occhi e mi par di vedere le fasi della epopea rivoluzionaria del 7 luglio del 1828, inziata con scene di giubilo di bambini e donne e finita con la repressione violenta, spietata, inumana ad opera del Maresciallo Del Carretto. Il Paese è una tappa tutta da scoprire e da godere nell’itinerario mare/monti per quanti affollano le ridenti marine dalla Punta degli Infreschi allo scoglio dello “Scalandro”, dove una spigolatrice di bronzo spia ansiosa le gesta eroiche del “bel capitano dagli occhi azzurri e dai capelli d’oro”. E scatta l’uragano delle emozioni e le emozioni si fanno poesia. E’ parata di vele il mare a Scario che arabesca di case la collina nel fasto di agrumeti e buganvillea. Agile il campanile cerca cielo nella piazza/salotto dei piaceri. Sulla montagna all’ombra degli ulivi il cenobio rievoca passaggio di abati cardinali e letterati che ressero il governo alla contrada. Bianco di sole meta di devoti il Santuario veglia sui paesi lustri di sole al verde di campagna a decoro del Golfo a mezzaluna, A Bosco è sigillo di vergogna di Maresciallo truce alla vendetta di folli eroi a sogno di giustizia l’arabesco murato dall’artista pellegrino d’amore dalla Spagna A San Giovanni a Piro nella sera transita col vento tra il fogliame la prestigiosa storia del Cilento (tratta da Giuseppe Liuccio:”Cilento poesia di paesi”- Galzerano Editore)
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