Milioni di Euro bruciati sull’altare di un “dio” minore Ai due “Partenariati Locali” in pista senza coordinarsi con il Parco Di Bartolo Scandizzo Circa 100 milioni di euro di investimenti per acquisizioni e ristrutturazioni di immobili ed aree di interesse ambientale fatti dal parco Nazionale del Cilento, Diano e Alburni è mai messi a reddito. 70 milioni di euro per “barricare” la spiaggia più bella d’Italia, tra Salerno e Agropoli, dietro una “colata” di massi per “difendere” la costa dall’erosione costiera, cioè dal mare! 40 mln di Euro per costruire un “troncone” di strada ad alta velocità, la Fondovalle Calore, che inizia nel nulla e finisce nel niente: primo finanziamento inizio anni ’90. Circa 20 mln di Euro per finanziare i Gal (gruppi di azione locale) del Cilento che, fatta qualche eccezione, hanno speso per promozione di prodotti tipici, sempre gli stessi, partecipazione a fiere e finanziamenti di eventi, apertura di musei sempre chiusi, ecc 8 mln di Euro della regione Campania per co-finanziare il campo da golf le Costiere a Serre, chiuso senza pietà per le risorse spalmate nell’area di Persano privando il territorio di una infrastruttura turistica di qualità l’area salernitana. Circa 5 mln di Euro per la rotonda costruita in località Retara, tra Stio, Campora e Moio – Pellare. Sarebbe dovuta diventare l’inizio della strada del Parco, Vallo- Atena Lucana, ma già nei primi 300 metri verso Campora è già franata! L’elenco potrebbe continuare senza soluzione di continuità con cifre che vanno ad incasellarsi tra la prima e l’ultima, lascinado stare gli “spiccioli” al di sotto del milioncino. Quando sentiamo imprecare di risorse che non sono arrivate al Sud rispetto ad altre realtà italiane, ci sente rabbrividire nell’immaginare cosa sarebbe successo, e in qualche caso è accaduto come all’epoca del terremoto dell’80, se le risorse fossero state di più! Certo, non tutto è inservibile, come non tutto è stato speso senza costrutto. Sarebbe stato molto meglio, però, che chi ha avuto ed ha, come nel caso dei 70 mln destinati alla difesa contro l’erosione costiera, la responsabilità di scegliere cosa fare avesse fatto scelte più oculate. Così non è stato, ed oggi paghiamo il “pegno” di trovarci a raccogliere quello che non abbiamo seminato bene. La cosa peggiore, però, sta nel fatto che attualmente si stanno affilando le “armi” per dare l’assalto alle risorse messe in campo dall’UE e dallo stato per far fare un “balzo” in avanti alle aree che si sono attardate sulla strada dell’evoluzione economica e sociale. In particolar modo, alle risorse destinate alle aree interne dell’area Parco del Cilento, Diano e Alburni con la costituzione di due strutture di “Partenariato Locale” una nel Vallo di Diano e l’altra nel Cilento interno. Alle aree interne sono destinate risorse ingenti pari a circa 100 mln di Euro. Responsabili dei progetti sono i comuni che si sono raccolti, appunto, in partenariati che dovrebbero individuare le priorità, elaborare strategie e costruire percorsi che accompagnino lo sviluppo locale. Ovviamente, nei documenti già elaborati e nelle schede di manifestazione di interessi pubblicate per i portatori di interessi privati c’è ognuno dei “bei propositi” già espressi in altre occasioni, qualcuna elencata sopra. Non poteva essere diversamente, visto che i protagonisti politici seduti intorno ai tavoli decisionali sono, più o meno, gli stessi di cui sopra. Magari erano impegnati in altri ruoli o appartenevano alle seconde linee del potere decisionale, ma l’esperienza è conclamata. Infatti, i presupposti sono sempre gli stessi, valorizzazione del patrimonio artistico, archeologico, culturale, ambientale, agricolo, enogastronomico … “Abbiamo” tutto per somigliare all’Umbria, alle Marche e addirittura alle Langhe e Salento. Quindi, visto che ora di sono anche le risorse, ci manca solo di metterci a “lavorare” per riuscire a decollare. Manca solo un particolare, però! Si tratta della riserva mentale rispetto al valore che ha in sé il nostro territorio delimitato dall’area ambientale e protetta grande quanto una regione, ma prigioniera di una provincia: essere un’area protetta, riserva di biosfera, più volte patrimonio UNESCO, e facente parte della rete mondiale dei Geoparchi. Alzi la mano chi non mai sentito i nostri sindaci, imprenditori, piccoli padroncini affermare che sono “i vincoli del parco” a frenare lo sviluppo e la crescita economica; la gente “abbandona” i borghi pedemontani e montani perché le strade non sono veloci (vedi mancata realizzazione della “Fondovalle”); lacci e laccioli legano mani e gambe a chi potrebbe correre e invece deve strisciare … Vorremmo capire se e come i progetti presentati saranno in grado di frenare i invertire la tendenza dal decremento demografico delle aree interne; come salvare il patrimonio immobiliare dei centri storici, quasi tutti con le strade rifatte e illuminazioni abbaglianti, che diventano di giorno in giorno più fatiscenti e cadenti; come far funzionare i servizi agli anziani (il 70% della popolazione residente) che consentano loro di restare nelle loro case e non costringerli a rinchiudersi nelle case di riposo a poca distanza dal paese che, da quel momento in poi, diventerà irraggiungibile; come garantire la manutenzione delle strade esistenti, intanto che passino altri 40 anni per realizzarne di più veloci e migliori; come pianificare la commercializzazione del prodotto turistico in base alle caratteristiche del territorio individuando un target preciso di visitatori; come convincere i pochi giovani che avrebbero voglia di fermarsi a conoscere meglio il proprio territorio, farglielo amare e imparare a “venderlo” senza svilirlo per farlo accettare ad ogni costo … in altre realtà ci sono riusciti. Ci sarebbe molto da imparare dal Trentino, dall’Alto Adige, dalle valli Venete e Lombarde, dai borghi Piemontesi e Valdostani. Anche sull’Appennino settentrionale e centrale c’è molto da “copiare” … Una cosa però, dovremo impararla da soli, coordinare il tutto tra i soggetti che programmano nello stesso territorio. Non risulta che, finora, che i capo fila dei Partenariati locali abbiano concertato la progettazione con l’unico ente che ha una visione d’insieme sia delle risorse sia delle emergenze, soprattutto quelle ambientali e infrastrutturali. Né, tantomeno, che gli stessi abbiamo invitato l’ente parco ai tavoli e agli incontri preparatori dei progetti. Eppure, i sindaci, sono gli stessi che sono nell’assemblea della Comunità del Parco, ed hanno appena eletto 4 componenti del consiglio direttivo dell’ente. Lo stesso presidente, Tommaso Pellegrino, è sindaco di Sassano, comune delle aree interne … Pertanto, se la base su cui si programmeranno gli interventi all’interno del nostro territorio saranno la fotocopia di altri scollegati sia sul piano territoriale sia su quello istituzionale e che hanno già dato finora risultati impresentabili sul piano dei risultati, allora possiamo evitare farci illusioni. Almeno avremo, poi, la magra soddisfazione di non sentirci disillusi, ancora una volta, tavoli e sedie davanti ai bar dei nostri borghi sempre più vuote.
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