di Lucio Capo 20 Luglio 2016…Caffè Centrale…Capaccio Paese…Il Tempone… I Giardini… Affacciati sulla Magnificenza Dorica di Paestum. La scena di un film…degna di “E TI RICORDO ANCORA”, il libro Maria Grazia Caso sulla televisione che fu, e, della presenza televisiva in Italia dal 1954 al 1964. Un racconto in otto capitoli con le testimonianze di Bonaventura Tecchi, Sergio Pugliese, Carlo Bo, Ettore Bernabei, Liliana Cavani, Gianni Granzotto, Luca Di Schiena, Jader JacobelliI, Liliana Ragusa Gilli e Lamberto Valli, le interviste a Beniamino Placido, Walter Weltroni, Sergio Zavoli e Gianni Bisiac, il ricordo di Tony Shargool, e, l’omaggio al grande Ugo Gregoretti al Mediterraneo Video Festival. In un tardo pomeriggio assolato d’estate le parole e i ricordi vanno alla TV degli anni ’50 e ’60, di quando eravamo giovani e belli ma ancora puri e ingenui. Poi il tempo e le vicissitudini, come un rullo compressore, hanno appiattito, steso e compattato il presente. Ma come dice la Maria Grazia, bisogna essere ottimisti, lottare, resistere e rimanere per sempre bambini…ed ecco il gioco è fatto, scorrono le immagini in bianco e nero dei protagonisti di quella stagione televisiva pioneristica, sperimentale, culturalmente elevata, formativa, e, nello stesso tempo bacchettona, puritana, democristiana, censuratrice, lo yin e lo yang in un’unica “Mistura”, come direbbe Beniamino Placido. I tempi corrono, le storie passano e le televisioni si adeguano, e, diventano iper-piatte, iper-polliciate, iper-definite, iper-interattive, iper-tecnologiche, iper-digitalizzate…ma io sto scrivendo questo pezzo a penna, poi lo copierò su Word e lo pubblicherò. In “E Ti Ricordo Ancora”, Maria Grazia Caso ci parla dell’unico “Fuoco Fauto”, attorno al quale gli italiani, appena usciti dalla guerra, si sono sentiti uniti. Quello che non riuscì all’Eroe dei “Due Mondi” Giuseppe Garibaldi…riuscì al padrone del “Canale Unico” Ettore Bernabei. La televisione degli anni 50 e 60 non ha solo reso unici gli italiani, ma li ha anche alfabetizzati, farciti e omogeneizzati. “E Ti Ricordo Ancora” non è solo un libro sulla televisione degli anni ’50 e ’60, ma uno stargate per flashback di memoria collettiva e individuale. Quella televisione degli albori che è stata la TV della nostra giovinezza. Di quando a bordo di una vespa anni ’50 andavano in giro per lidi e colline, per amori e delusioni. E ti ricordo ancora, con la chitarra sulle spalle, intorno ad un falò sulla spiaggia, e, come schermo un cielo trapuntato di stelle. In quegli anni la TV era il “falò” domestico, ove le genti si radunavano a circolo, tutto intorno al “Totem Catodico”. Andavamo la sera, a vedere la TV, a casa del vicino possessore dell’agognato elettrodomestico, così come lo definì Eduardo De Filippo. Quando finivano le trasmissioni, venivamo avvolti nella rete del monoscopio, incantati, come sotto ipnosi, dimentichi di quello che succedeva nelle altre stanze, come racconta Dino Risi nell’episodio “L’oppio dei popoli” del film i “Mostri” del 1963. In cui Ugo Tognazzi, nei panni di un travet con occhialoni a culo di bottiglia, sprofondato nella poltrona, rimaneva fisso e indefesso davanti alla Tele, come ipnotizzato fino alla fine delle trasmissioni, fintanto che la rete non l’avvolgeva, mentre nel talamo adiacente la giovane moglie si faceva avvolgere dalle possenti braccia del suo amante, e, tutto avveniva in contemporanea. Una televisione ipnotica, quella di allora, con la stessa potenza ipnotica degli smartphone o i computer di oggi, tutti col naso appiccicato al video, a taggare like, o, a farsi selfie col le dita a V in segno di vittoria e la “boccuccia” a culo di gallina…come per dire vinco, sono felice e sono pure una bella “pollastra”. Una televisione non solo “Oppiacea”, ma anche “Vanesia”, come nell’episodio “Il testamento di Francesco”, sempre tratto da “I Mostri” di Dino Risi, dove Vittorio Gassman interpretava un frate francescano, curato, logorroico e dal linguaggio forbito, che tormenta il truccatore per continui ritocchi al suo maquillage, prima di andare in onda. Oggi la televisione ha perso “Vanità” e “Stupefacenza”, e, il televisore rimane lì solitario soprammobile per solitari spettatori, col volume al minimo e le immagini che scorrono sui fatti del mondo. “ E ti ricordo ancora”, riannoda l’elastico del tempo, che trascina i ricordi verso spensierati anni giovanili, quando in motorino scorazzavamo dalla collina al mare, fino al porto, in pieno inverno, il vento freddo tra le gonne e l’aria gelida che rendeva le gambe viola. “E ti ricordo ancora” , con l’ingenuità e la tenerezza d’allora. “E ti ricordo ancora”, di quando ti commuovevi davanti ad un film dato alla Tv…ed è stato inevitabile che inventassi il Mediterraneo Video Festival… tua croce e delizia! “E ti ricordo ancora”, quando la TV trasmetteva solo qualche ora, dal tardo pomeriggio a tarda sera, e, ai primi tepori scendevi al mare a fluttuare tra i morosi della Torre. “ E ti ricordo ancora”, quando continuavi a dire a la gente non capiva”. E ti ricordo ancora”, a cavalcioni sul muretto del lungomare, mentre il giro passava, preceduto dalla carovana della RAI, e, le 124 spider della FIAT a fare da carrello alle enormi telecamere della TV di stato. Un solo canale monocromatico, e, tante sfumature di grigio, mentre l’Italia a colori del “Boom”, si assepiava ai margini di strade “anfose”, a rimirar novelli Bartali, che, distratti, dalle gambe a penzoloni di giovani fanciulle, sbandavano in curva, trascinando nella caduta l’intero gruppo. Tutto tragicamente ingenuo. Tutto tremendamente naif. Tutti presi e ripresi dagli obbiettivi del “Processo alla tappa” di Sergio Zavoli. Con il suo libro “E TI RICORDO ANCORA” Maria Grazia Caso, ha postato i nostri pensieri su schermi catodici, che ci rimandano indietro nel tempo, se lo potessimo lo faremmo rivivere, ma la bellezza dei “Ricordi” sta nella fuggevolezza dell’esistenza. “E ti ricordo ancora” è una storia d’amore per la TELEVISIONE che fu, ma anche un affresco che di tanto in tanto va rispolverato, con nuovo temi, nuove tecniche, nuove sensazioni. “E ti ricordo ancora” è la memoria di un passaggio tra l’esperienza conclusa e la conoscenza condivisa, il mare magnum della finzione, del giornalismo, del varietà, della politica, della cultura, diventa accessibile ai più…più che fare, la TV monocromaticamente informava, agli albori formava, nell’emergenza dell’analfabetismo imposto alle genti…oggi più ieri questo tema è più evidente, flussi immani di informazione e presunta formazione, dilagano sulla rete, che disorientano e annullano l’approfondimento. “E ti ricordo ancora”…forse ti dimenticherò, quando sarò tra le mangrovie avvinte alla sabbia degli atolli dei mari del Sud, e, non avrò bisogno di “ricordi”, perché quel che vedo e sento è nell’immanenza!
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