Di Diodato Buonora Ho più volte visitato Montalcino per degustare i suoi vini, sempre piacevole e interessante, ma questa volta lo è stato di più. Probabilmente perché è estate, il panorama è più bello e siamo in piena stagione turistica, mentre le volte precedenti c’ero stato nei periodi invernali. Mi sono reso conto del “fenomeno” Brunello e di quanto è utile per un’intera zona, economicamente e turisticamente parlando. Secondo me, porta più economia il Brunello a Montalcino che i templi alla nostra Paestum. Per spiegarmi meglio: chi fa turismo enologico e va a Montalcino, è un esperto di vino e conoscendo il valore di una bottiglia di Brunello, è in genere una persona facoltosa e per visitare più cantine resta in zona diversi giorni; mentre la maggior parte dei turisti che vengono a Paestum per i templi, ci restano poche ore, creando economia unicamente all’interno della zona archeologica. In questo esempio ho escluso il mare che porta in zona un turismo prettamente balneare (e di massa) e molti di loro, anche restando più settimane, non visitano i templi, anzi, molti ne ignorano addirittura l’esistenza. Tornando a noi, Montalcino è un comune situato in provincia di Siena, rinomato per il suo Brunello, un vino ottenuto al 100% da uve Sangiovese Grosso, che troviamo in enoteca con prezzi che in genere, a secondo delle aziende, vanno dai 25 agli oltre 500 euro a bottiglia. L’occasione del breve viaggio in questa bella località mi è stata data dall’invito a visitare la cantina “Castello Romitorio”. Il tempo di percorrenza da Paestum, con andamento turistico, è di poco meno di 6 ore. Che ero arrivato in un posto dove “il buongiorno si vede dal mattino”, me ne sono già accorto all’uscita dell’autostrada a Chiusi – Chianciano Terme, dove una giovane e pimpante casellante mi saluta con uno squillante “buongiorno”. Cosa che, francamente, non mi è mai capitato dalle nostre parti. Giunti in cantina, siamo stati professionalmente ricevuti dal responsabile Daniele D’Antoni, che ci guida in un tour aziendale e ci racconta la storia della cantina. L’azienda Castello Romitorio prende il nome da una massiccia fortezza del XII secolo che sorge su di una collina, nel quadrante nord-est di Montalcino, circondata da una fitta foresta di lecci. Abbandonato negli anni ’50, Castello Romitorio conobbe l’inizio della sua rinascita nel 1984 quando l’artista Sandro Chia acquistò la proprietà dal suo amico barone Giorgio Franchetti. Il restauro del castello ebbe inizio da subito, seguito dalla trasformazione delle sue terre incolte in vigneti e dalla costruzione di una magnifica cantina equipaggiata con le più avanzate tecnologie a disposizione sul mercato e abbellita con sculture e quadri del noto artista che ancora oggi è il titolare dell’azienda. A tavola, nella sala degustazioni aziendale, ci è stato offerto un “light lunch” con una serie di specialità toscane, accompagnate da una ricca degustazione di vini. Tra quelli più apprezzati ricordo il Morellino di Scansano, il Rosso di Montalcino, il Toro (Cabernet Sauvignon, Syrah, Petit Verdot), il Romito (Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Canaiolo Nero) e il Brunello di Montalcino in diverse versioni e annate. Vini di classe ed eleganza che è raro trovare. Dopo la visita alla cantina siamo andati all’albergo “Si Montalcino”, piccolo, curato, accogliente e pulito. Al nostro arrivo la gentilissima receptionist ci ha accolto con molta professionalità e ci ha invitati al bar. Complimenti, un bell’esempio di professionalità. La sera abbiamo fatto un giro nel centro storico, molto ordinato e ricco di ristorantini ed enoteche (sembra che ce ne siano circa 30) e ci siamo resi conto del movimento turistico che crea il fenomeno “Brunello”, un esempio da imitare! Chissà, forse un giorno creeremo un “fenomeno mozzarella pestana”, simile a questo bel modello toscano.
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