di Monica Acito È un Giuseppe Scorza alle prese con una nuova responsabilità quello che accoglie le nostre domande e le nostre curiosità in merito ai primi giorni del suo insediamento in quel di Castel San Lorenzo. Passata la buriana delle elezioni, e con essa il clima tipicamente infervorato che ogni conflitto politico di paese prevede come da copione, è tempo di scostarsi dal volto i festoni e le stelle filanti della vittoria e mettersi al lavoro per dimostrare di fare davvero qualcosa di concreto, ed è questo che abbiamo chiesto al nuovo sindaco Scorza. Il primo obiettivo per questi primi cento giorni, afferma il primo cittadino, porta scolpiti i caratteri della trasparenza del consiglio comunale mediante la videoregistrazione. Inoltre è prevista la restituzione di camere di depurazione a tutti quei cittadini che hanno debitamente pagato negli anni tale tributo, così come la messa a punto di un nuovo parcogiochi per i bambini castellesi. Non mancano i progetti legati al turismo paesano in vista della bella stagione, così come l’ambizione di una completa informatizzazione della macchina comunale: il primo cittadino spera di riuscire a giungere ad uno stato di totale efficienza mediante l’adeguamento di un software con funzione di controllo e limpidezza di tutta l’attività degli uffici comunali. Un’archiviazione file rapida e veloce, unitamente ad una maggiore attività di controllo dei documenti, potrebbero rivelarsi un’arma preziosa. In merito allo stato d’animo con cui sta vivendo sulla propria pelle i primi giorni da sindaco, Scorza afferma di sentire sul proprio capo gravare il peso della responsabilità, ma non pesante e invalidante come una spada di Damocle, bensì sprone per non deludere le speranze di tanti paesani ormai disillusi. E’ fondamentale, secondo il primo cittadino, anche ricompattare la squadra sorta dalle risultanze delle elezioni per creare un clima di armonia e cooperazione proficua e funzionale. Scorza ha delle paure? Certo, la paura di non riuscire ad accontentare appunto le fasce della popolazione ormai lontane dalla politica, ma la paura immobilizza oppure funge da molla per realizzare ciò che si desidera. Vi sono troppi paesani con gli occhi vuoti, svuotati dal clima sterile di un paesino, vogliosi di novità e cambiamento. Un cambiamento di cui avrebbero sicuramente bisogno i tanti minuscoli paesini che costellano la Valle del Calore,immobilizzati in una perpetua nox est perpetua una dormienda, direbbe Catullo. Paesani disillusi, tramortiti dal tempo e dalle delusione, disinteressati alla politica e abituati a percepirla come gioco di malaffare in mano a pochi giocatori fin troppo scaltri, paesani svogliati che credono che non votare sia l’arma vincente per sopperire al peso delle proprie coscienze ormai prosciugate di speranza ed entusiasmo, o forse per pigrizia o perché abituati a meccanismi clientelari e parentopoli varie. Anche se il clima delle elezioni è come l’oppio per i popoli, bisognerà vedere cosa accadrà dopo il bagno di folla e lo sciorinare delle promesse, affinché la solitudine dei nostri paesini non sia una cortina di ferro con la funzione di isolarci dal mondo.
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