di Vienna Cammarota Recentemente l’episodio di una donna soccorsa con l’elicottero nella Valle delle Ferriere ha riportato a galla il dibattito dei rischi legati all’escursionismo. Cosa si dovrebbe fare per prevenirli? Credo nel detto “prevenire è meglio che curare”, tutti gli operatori del turismo: enti pubblici e non, guide, associazioni, addetti al front office negli alberghi, albergatori devono essere preparati, ognuno per la propria competenza, a rispondere alle domande dei turisti e dare informazioni chiare e precise. Oggigiorno denotiamo mancanza di professionalità e ognuno si sente in grado di dare informazioni anche se ha solo sentito parlare dei sentieri di montagna, senza mai averli fatti di persona. Applicare le leggi, penso sempre che ci formi professionalmente, perché ci costringe a studiare e a formaci. Se la legge stabilisce che anche il semplice amico che ti accompagna è responsabile in caso di un tuo incidente penso che applicare delle sanzioni sia un esempio per formarci. Ed è divertente, vedere in giro continuamente dei fogli con la scritta “liberatoria al trekking”, ma qualcuno si chiede quanto valgono giuridicamente quelle scritte? A nulla. Io mi fido della mia guida e non voglio scivolare, cadere, morire ed è la guida l’unica responsabile, a meno che, come guida, non abbia comunicato e messo in atto tutte le tecniche della sicurezza. Avete mai visto qualche associazione che comunica i nominativi degli accompagnati all’assicurazione? Cosa che dovrebbero fare nel momento che accompagnano. Attualmente, l’AIGAE ha messo a disposizione delle proprie guide un’assicurazione per RC e infortuni valida anche per gli accompagnatori. Qual è in questo caso l’importanza dell’assistenza da parte di una guida esperta? Una guida preparata che ha al suo attivo una preparazione professionale, non solo pratica per questo l’aigae prevede l’aggiornamento di ogni guida ogni due anni, sa come comportarsi nel momento dell’incidente, per una guida ambientale escursionista – GAE – è obbligatorio un corso di formazione alla sicurezza e al soccorso. Inoltre, l’AIGAE (associazione italiana guide ambientali escursioniste),lo ha stabilito nel codice deontologico delle guide in cui recita: “Una guida non può mai prevedere in modo totale i rischi, deve usare diligenza, perizia e prudenza nella valutazione delle condizioni ambientali, delle capacità umane e delle attrezzature”. Purtroppo questo non avviene e sempre più spesso, noi guide AIGAE, incontriamo “accompagnatori improvvisati” con turisti con sandali sul “sentiero degli dei”, o turisti che scivolano e l’accompagnatore non sa come aiutarli o formazione di grossi gruppi con la conseguente perdita del turista o ancora mancata comunicazione di dislivello e di percorrenza per chi ha problemi di ginocchia. Penso che se il 118 iniziasse a fare pagare l’intervento a chi accompagna senza professionalità o non attenendosi alle regole della sicurezza,forse tutto ciò finirebbe. Quale formazione dovrebbe avere necessariamente una guida per garantire sicurezza a un gruppo di escursionisti? Ad un giovane si dice studia che ti fai un mestiere. Ad una guida studia che diventi un professionista. Oramai dovrebbe finire l’era dell’improvvisazione o del detto “io so/conosco” ognuno deve prepararsi, se veramente vuole fare la guida ambientale/escursionista professionista, fare un corso nazionale, soprattutto saper condurre un gruppo in sicurezza, farsi una specializzazione in qualche sport/ambiente. Non dobbiamo pensare solo alla guida del trekking, ma abbiamo le guide che si interessano dell’educazione dell’ambiente, dell’accompagnamento a cavallo, della canoa/kajak, dello snorkelling, dell’osservazione dell’ambiente marino, bike, fauna, flora. Conoscere l’alimentazione, la meteorologia, la geologia, saper usare la bussola e la cartografia, il GPS, ma soprattutto fare un corso di pronto soccorso/sicurezza. In Campania il lavoro è liberalizzato e non richiede una formazione specifica. Cosa ne pensa? Per l’economia dovrei essere felice, ma non è così, perché è solo economia in nero composta da accompagnatori isolati o facenti parti di associazioni che si improvvisano professionisti. Tutti si vestono sotto una associazione per fare tutto quello che fa un professionista, anche organizzare tour di viaggi, quando sappiamo che è di competenza delle agenzie di viaggi; ultimamente, l’agenzia delle entrate, sta esaminando tutte le associazioni e spero che si fermi questo proliferare di pseudo professionisti che lede a tutta la categoria. C’è tra gli addetti ai lavori un dibattito per regolamentare questo tipo di attività per sottrarlo all’improvvisazione? Siamo in un punto della legislazione che personalmente chiamo “limbo”. Un tempo spettava alle regioni legiferare in tema di professioni turistiche/ambientali ora seguendo le indicazioni provenienti dalle direttive europee, oltre ad una copiscua giurisprudenza e sentenze della Corte Costituzionale, è solo lo Stato centrale a poter legiferare sulle professioni. Lo Stato con legge n.4/2013 ha riconosciuto l’AIGAE, come associazione di categoria di professionisti, permettendo ai propri iscritti di iscriversi con partita iva all’agenzia delle entrate, con il riconoscimento del MISE a poter istituire dei corsi nazionali per l’accesso e la regolamentazione della guida ambientale escursionista. Le agenzie di viaggi e i i gruppi di turisti che si formano, possono chiedere alla guida AIGAE il tesserino di riconoscimento e la ricevuta di pagamento della propria escursione. C’è un risveglio di questo genere di attività negli ultimi anni, anche in Campania. Ritiene che bisognerebbe sensibilizzare di più le persone sui rischi della montagna? In questo dovrebbero essere gli enti come Comuni, parchi, regione a promuovere i rischi della montagna, prendendo esempio dal Trentino o altre regioni delle alpi. Le guide AIGAE, come ho specificato prima, comunicano sempre con i propri clienti sui rischi che comporta il sentiero, la percorrenza, la difficoltà, il dislivello, oltre all’inizio di ogni percorso, esclude ogni persona che secondo il suo giudizio non ha scarpe e abbigliamento adatto. Personalmente, essendo abilitata istruttore base di escursionismo, nei miei corsi la prima cosa che metto in evidenza è la sicurezza, i rischi, di non sottovalutare mai il percorso che si propone, né sottovalutare la pioggia o la nebbia ed altro. Ma non vorrei ripetermi, ma lo sento dire spesso: “lo faccio da tanto tempo”, soprattutto da quelle persone che non sono qualificate. Ma anche spesso si chiama il 118 oppure si perde il gruppo o il singolo turista. Quali attrezzature consiglia di portare con sé per affrontare senza effetti collaterali un percorso? Nel corso base di escursionismo AIGAE, partiamo sempre dalle scarpe, dall’abbigliamento, dallo zaino e da quello che dobbiamo porre per la nostra sopravvivenza e per chi è alle prime uscite dei bastoncini da trekking, per non affaticare il corpo e ritrovarci alla fine della escursione con mal di schiena e ginocchia dolenti, la postura è importante nel camminare e dalla quale traiamo i benefici. Un suggerimento di un percorso facile in Campania, ideale per chi decide di avvicinarsi a questa attività Vivo nel parco nazionale del cilento, è il primo che mi viene in mente, è Punta Licosa, facile, vicino al mare, con una flora spettacolare ed uno studio sulla geologia di come era la nostra terra.
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