Di Adriana Coralluzzo Overdose di cultura sabato 21 nella sala cella del Museo archeologico nazionale di Paestum. Nella serata dedicata alla bella iniziativa promossa dal MiBACT, che ha consentito di visitare i musei dalle ore 19.30 alle 22.30 al costo di 1 euro, si è tenuto un incontro con: Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archeologico, Alessandro Celani, archeologo e fotografo/poeta e Sarah Falanga attrice e insegnate dell’accademia Magna Grecia. Il tema viene presentato così dal direttore del Parco: “Nella -Notte dei Musei- abbiamo colto l’occasione per fare questa serata su un tema non proprio modesto: L’arte, finzione o verità?. Le metope che vediamo in questo museo, dall’Heraion del fiume Sele scavate negli anni ’30, risalgono al sesto secolo a.C. e in questo periodo non c’era nessun dubbio che l’arte che rappresentava il mito fosse verità. Allora come mai oggi parliamo di arte e verità come di un problema? Forse qualche colpa va data a Platone, l’arte una volta era legata strettissimamente al sacro. Poi questo legame viene messo in dubbio, Platone comincia un attacco all’arte che confonde le nostre emozioni. Oggi chi è alla ricerca della verità non credo si rechi al museo di Paestum, per noi forse la verità assoluta risiede nelle scienze naturali. Se andiamo al museo di Paestum ci aspettiamo di essere toccati emotivamente.” La dialettica viene intervallata da piccoli brani cantati dall’attrice Falanga e accompagnati al piano dall’eclettico Zuchtriegel, il quale sottolinea ancora il suo amore per l’Italia scegliendo di suonare “Volare” di Modugno. Alla domanda del direttore su come è possibile e come viene vista in ambito accademico la commistione tra arte e scienza che è rappresentata dal lavoro di Alessandro Celani quest’ultimo ci regala una serie di aneddoti: “Questo tipo di approccio è pressoché unico, mi sono ispirato alla narrativa extrascientifica, la narrativa di romanzo. Le fotografie lavorano insieme al testo per costruire un’atmosfera più accogliente dove il lettore può radicarsi meglio. I miei libri non servono alla carriera accademica, la cosa per me più gratificante è stato sapere che il mio libro è finito sul comodino di una casalinga ma anche di un pittore.” Celani cita Guido Ceronetti: “l’importante è che i miei libri stiano sul comodino degli amanti”. Accomuna lo spirito con il quale scrive, a quello del massimo traduttore italiano di Catullo; le poesie d’amore devono stare vicino all’oggetto che trattano non devono stare nelle mani di chirurghi che li dissezionano. La parola passa a Sarah Falanga sulla questione delle competenze. Quanto la tecnica, l’esperienza di studio all’Università, può allontanarci dalla verità emotiva che ci trasmette un’opera d’arte? L’attrice ci incanta così: “quando una persona decide di vivere di teatro e quindi deve studiare delle tecniche affinché possa essere comprensibile, comincia una crisi interiore. Quindi i primi anni di accademia diventano una gabbia, la cosa più importante dopo questa fase iniziale diventa trovare la verità. Bisogna mettersi in gioco “to play”, il problema è trovare il motivo di quelle parole, l’anima del personaggio. Per molto tempo siamo stati la patria del teatro di rappresentazione, abbiamo vissuto di commedia dell’arte, ci siamo nascosti dietro le maschere per non dover dire la verità, perché l’attore poteva essere punito, pertanto meglio che lo dicesse una maschera. Da Shakespeare in poi abbiamo assistito all’evoluzione della rappresentazione del personaggio ossia attori che danno: corpo anima e voce al personaggio. Corpo, io sono un contenitore mi metto in gioco e gioco con Medea, la voce l’ho educata e la metto in scena per Medea, ma l’anima è la parte di verità e con quella non si gioca.” Ma arrivando al nocciolo della questione, traghettati dal direttore e dalle sue incalzanti domande gli ospiti rispondono sulla “vera verità”. Celani prima: “ La fotografia mi è servita per cogliere l’apparizione che queste statue mi comunicavano, la trasparenza; cercare di ricostruire lo sguardo di una persona che poteva vederle. Io credo che ci sia una verità che è molto superiore alla verosimiglianza che è qualcosa che riproduce la realtà. Io mi ispiro molto a Werner Herzog. Durante una sua lezione di cinema disse che a volte all’inizio del film mette una frase ad effetto scritta da lui, però sotto firma Blaise Pascal, anche se non è vero. Questo lui lo fa perché se una persona all’inizio del film legge il nome di un grande filosofo, gli apre lo sguardo. Chi siamo noi per dire ciò che esiste e ciò che non esiste. Esiste una verità emotiva.” Celani conclude il suo affascinante discorso con un’altra citazione di Ludwig Wittgenstein per descrivere la tecnica: “ la filosofia deve essere come una scala a pioli che si usa per salire su una mansarda e poi la butta via”. Sarah Falanga ci aiuta a distinguere tra maschera e attore: “La persona che da attore sa far vivere la verità della sua maschera. Mi devo rendere tramite affinchè quella maschera viva per quello che significa. Se io non sono vera sotto, Stanislavskij lo insegnava che se non c’è verità nel respiro dell’attore il pubblico va via. La verità è uno scambio di emozione.” Celani interviene pescando un episodio anche sul teatro: “Nell’antica Grecia un tragediografo venne multato, all’inizio del V sec. a.C., perché fu il primo a proporre un dramma di tipo storico, non mitologico. Questo dramma si intitolava: la presa di Mileto; era accaduto l’anno precedente e lui lo fece rappresentare ad Atene. Nel momento in cui stavano per entrare i soldati persiani il pubblico lasciò il teatro, tutti corsero a casa per recuperare i propri beni.” Sulla scorta di quest’ultimo pensiero di Celani, che ci fa capire quanto è sottile e labile il confine tra realtà e finzione, io porto la mia personale idea di verità. Il 30 ottobre 1938 Orson Welles interpretò il radiodramma “La guerra dei mondi” . Questa trasmissione radiofonica seminò il panico tra gli ascoltatori americani. Pensarono ad un’invasione marziana infatti Welles disse: “ Da Nashville a Minneapolis la gente alzava invocazioni al cielo e si strappava gli abiti per strada. Cominciammo a renderci conto, mentre stavamo distruggendo il New Jersey, che avevamo sottovalutato l’estensione della vena di follia della nostra America.” L’allarmismo ci ha donato verità nella reazione, anche se tutto è partito dall’arte, da un radiodramma fittizio. Così come una ricostruzione 3D dei templi di Paestum con il legno utilizzato, i veli, ci restituisce un’emozione. Quando fingiamo di essere nel passato sentiamo la verità nel presente.
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