Di Antonella Citro Il VI premio giornalistico Orchidea d’Argento è andato quest’anno a Tommaso Labate giornalista del Corriere della Sera e a Gabriele Bojano firma del Corriere del Mezzogiorno. L’evento, moderato da Pierino Cusati ha avuto luogo a Sassano venerdì 20 maggio ed è stato inserito nell’ambito del corso di formazione “Giornalismo e politica”, organizzato dall’Ordine dei Giornalisti della Campania e dall’Associazione Giornalisti del Vallo di Diano. «Dedico questo premio alla mia famiglia», ha detto Bojano giornalista, autore del libro “Come eliminare i giornalisti senza finire in prima pagina”. Attento osservatore e ironico, da sempre fotografa la realtà e offre scorci di discussione interessanti dal suo punto di vista, taglia subito corto dicendo che non sempre è semplice gestire il rapporto con la politica. «Siamo i cani da guardia rispetto al potere dei politici – ha affermato- e sarebbe sciocco se fossimo tutti asserviti alla campagna elettorale. Bisogna ogni tanto spettinare la realtà. Mi piace andare a scovare le mostruosità mantenendo però il massimo rispetto e la considerazione di chi ci mette la faccia nell’affrontare il periodo elettorale». «Occorre credere nei propri sogni, essere perseveranti e avere spirito di sacrificio», ha salutato così il sindaco Tommaso Pellegrino. Erano presenti sul palco anche il presidente dell’Odg Ottavio Lucarelli, il giornalista di Repubblica Eduardo Scotti e il presidente Agvd Rocco Colombo. «Il mio ricordo personale di Marco Pannella è quasi cruciale per la carriera – ha riferito Tommaso Labate- ho iniziato a fare il giornalista facendo uno stage a Il Riformista, il giornale fondato e diretto da Antonio Polito dove poi sono diventato prima praticante e poi professionista, sono stato là fino alla sua chiusura. Il terzo giorno dello stage mi mandarono a intervistare Marco Pannella, per me fu un onore ma capì che era un po’ una fregatura perché Pannella aveva un rapporto molto conflittuale con i giornalisti cioè pretendeva che le domande fossero sue oltre che le risposte. Questo mi ha forgiato quando ho avuto a che fare con un interlocutore difficile. L’ultimo ricordo è della sua ultima apparizione televisiva che risale a due mesi fa al programma “Fuori Onda” che conduco la domenica sera su La7 con David Parenzo. Anche lì finì in maniera un po’ burrascosa. Gli chiesi se era vero quello che si sosteneva in giro e cioè se avesse dei figli in giro per l’Italia e lui confermò la cosa, ma poi gli chiesi da cronista, se avesse avuto il desiderio di cercare e lui mi rispose Questi sono c…miei». Labate ha aggiunto che ha le sue idee e che non proprio partitiche, ma il suo orizzonte politico traspare da quello che scrive o dice. «Altra cosa è il dovere della cronaca, di un resoconto, di un’analisi, di un’opinione che siano più lucidi possibile – continua- non sono tra quelli che pensano che il giornalismo debba essere talmente asciutto da diventare grigio e non lasciar trasparire l’opinione, penso però che il rapporto tra il politico e il giornalista può essere anche d’amicizia, importante è che non ci sia un rapporto di promiscuità che incide sul racconto. Mi è capitato anche di far arrabbiare persone che erano amiche, però uno poi se è amico, rimane amico; se poi un articolo rompe un’amicizia, vuol dire che l’amicizia non era così robusta oppure che la marachella combinata dal politico era talmente grossa che rendeva incompatibile l’amicizia con me».
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