di Massimiliano De Paola Vi racconto con orgoglio la mia domenica di maggio, trascorsa in compagnia di Fortunato PUGLIESE, pittore e scultore di fama nazionale ed internazionale, originario di Auletta, che il 22 febbraio di quest’anno ha compiuto 100 anni. Sono rimasto affascinato da tanta bellezza ed inebriato da un mix tra cultura, arte e umanità. Ringrazio il mio compaesano Antonio Gagliardi, come me amante della cultura e dell’arte, che mi ha accompagnato presso l’abitazione del Prof. Fortunato Pugliese che a sua volta mi ha concesso l’onore di un’intervista. Appena siamo arrivati ci ha fatto accomodare. Ho visto sul tavolo un giornale con la foto di Higuain ed ho capito subito che è un grandissimo tifoso del Napoli, sabato sera ha visto pure la partita in tv. Gli ho portato una copia di “Unico” e lui l’ha gradita tantissimo. Voleva sapere dove viene stampato e gli ho indicato che c’era scritto sul giornale. Lo ha letto senza problemi, anche se era scritto in piccolo e lui era senza occhiali. Questa cosa mi ha colpito tantissimo. E’ iniziata l’intervista. Mi ha detto che il suo primo maestro di disegno è stato Nicola Giachetta, pure lui originario di Auletta. “E’ quello che ha fatto San Donato di stucco davanti alla chiesa di Auletta” mi ha detto. Parliamo dei primi anni ’30. Altro importante maestro è stato per lui il professor Gualanti Severino, un grande decoratore di Ferrara, conosciuto da Fortunato mentre dipingeva il Comune di Auletta. Gli ho fatto una domanda sul periodo della guerra e lui mi ha risposto così. “Durante la guerra io il pittore non lo facevo più. Sono stato impegnato nell’Ufficio Tecnico dell’Ansaldi di Pozzuoli, dove si costruivano i cannoni e i missili per la Germania. Quello era un altro disegno, era un disegno tecnico. Però pittavo la notte perché la passione era forte. Ho fatto in tutta Italia 86 mostre. Poi sono stato a Barcellona, a Parigi 2 volte, a New York, a Vienna, a Montecarlo. Ho girato per il mondo vivendo una vita complicata ma anche molto intensa e interessante.” Fortunato nei primi anni di vita ha abitato ad Auletta con la madre Carmela in via tre Croci o alla più conosciuta “Cappella”, mentre il padre Raffaele – come tanta povera gente – si era imbarcato su un piroscafo che lo portò nelle lontane Americhe e, più precisamente, a New York in cerca della sospirata fortuna. Fortunato già da bambino non nascondeva la sua passione per il disegno e l’arte in genere, tanto che spesso veniva sorpreso a tracciare linee e forme del mondo che lo circondava. Con il ritorno del padre ad Auletta, Fortunato venne inviato a perfezionare la sua capacità di disegnatore a Salerno per avvalersi degli insegnamenti approfonditi dei grandi maestri della pittura napoletana. Nei primi anni trenta ad Auletta venne chiamato un noto pittore napoletano, il Prof. Vincenzo Micillo, per dei lavori di affreschi alla chiesa madre e Fortunato rimase affascinato e osservava con attenzione il suo lavoro e ne recepì i consigli. Ecco l’aneddoto che mi ha raccontato. “Andavo sempre a guardare sto professore che pittava. Lui da sopra mi guardò, scese giù e mi disse “Ma ragazzì, tu vieni ogni mattina qui, ma ti piace la pittura?” Io risposi “Eccome non mi piace!” “Ma sai disegnare?” “Si, so disegnare!” “Allora fammi vedere che sai fare. Domani portami un grappolo di pomodori con delle foglie, vieni qua e io ti dico quello che devi fare”. Il mattino dopo glieli portai e lui mi disse “Te li metto su questa sedia, tu me li devi disegnare come sono. Li devi guardare e li devi fare, però non devi sbagliare, perché la prima cosa è saperti imparare i disegni, se non sai fare i disegni figlio mio non puoi fare nulla!” Al termine di questo racconto, mi ha fatto capire cosa significa per lui curare i dettagli. “Io quando dipingo mi siedo e guardo 50 volte, questo non mi piace, toh. Il giorno dopo trovo i difetti che prima, abituato sempre a vedere quelle cose, non noto, li noto dopo”. Poi ha aggiunto “Ci vuole molta passione, passione e pazienza, molta pazienza. Se non c’è passione non puoi fare niente”. Tra una domanda e una risposta, ci siamo presi una pausa bevendo alla nostra salute mezzo bicchierino di Amaro Lucano. E quando abbiamo ripreso il ragionamento, il professore mi ha fatto vedere “la bomba atomica di Hiroshima”, un quadro dal tema prettamente politico, che il prof. Fortunato Pugliese ha regalato alla scuola di Auletta. “Nel 1973 a Verona per 6.000.000 di lire non l’ho voluto vendere” mi ha detto. “Nel ’68 alla Mostra Internazionale di Zurigo l’opera vinse il primo premio internazionale. E’ grande più di un metro. E’ stata un’opera che mi ha fatto troppo tribolare, perché io ho messo assieme cinesi, africani, una parodia di un mondo completo per far capire che nella tragedia atomica non c’è nessuno che si salva”. Infine ci siamo soffermati su un’opera che il professore ha intitolato “La carne e l’anima”, dove la carne è rappresentata dalla donna nuda, mentre l’anima è quella dei bigotti che si vogliono allontanare dall’attrazione di peccato e che però guardano. Mi ha detto con orgoglio che questo capolavoro è stato venduto a Nocera per 6.000.000 di lire nel 1975. Ci ha confidato che in questo momento sta lavorando ad un quadro che gli è stato commissionato riguardante l’incontro religioso fra Papa Francesco e il Patriarca russo svoltosi a Cuba quest’anno. Deve abbinare le foto dei 2 religiosi, unendoli in un’unica rappresentazione. Sicuramente verrà fuori un altro capolavoro! Il nostro augurio è che l’artista Pugliese possa continuare per lungo tempo ancora la sua attività ed essere di sprone per i giovani ad intraprendere l’arte della pittura. Fortunato Pugliese Fortunato Pugliese è nato ad Auletta il 22 febbraio 1916, vive ed opera a Napoli. Ha frequentato l’Accademia di Napoli. Ha allestito con successo di critica e di pubblico, mostre personali a Napoli, Trieste, Firenze, Parigi, Milano, Torino, Genova, Venezia, ecc. Ha vinto premi importanti, particolarmente all’estero. Sue opere figurano in collezioni pubbliche e private importanti. Testi critici su molta stampa ed edizioni d’arte, a firma di P. Girace, C. Barbieri, V. Tapper, P. Zanchi ed altri. Nel 1935 ha dipinto il ritratto di Mussolini ricevendo un encomio solenne dalla segreteria del suo Gabinetto. La stampa napoletana lo ha accolto con generosità, esprimendo nelle pagine de Il Mattino lusinghieri giudizi. Nel 1937 le autorità ecclesiastiche di Corleto Monforte gli hanno affidato l’incarico di corredare la volta della chiesa madre con una nuova opera e dipingere una tela di tre metri per due, sulla quale rappresentare una splendida “Assunta”. Nel 1938 gli è stato affidato l’incarico di affrescare la chiesa di San Nicola di Mira in Auletta con i dodici apostoli e la vita di Gesù. Nel 1939, con la sua seconda mostra personale, ha preso il volo oltre i confini della regione per esporre a Trieste nella galleria “La Pergola”. Al giovane artista l’Abbazia di Cava dei Tirreni ha commissionato di dipingere “La glorificazione di San Benedetto” nella chiesa benedettina di Pertosa. Dopo Pertosa è il vescovo di Sulmona che commissiona due grandi affreschi di tre metri per due da realizzarsi nel Duomo di Palena (Chieti). L’ultima mostra personale si è tenuta nel mese di agosto del 2015 ad Auletta, su iniziativa di Antonio Gagliardi e dell’Associazione “Auletta Terra Nostra”. Nei primi anni Sessanta, i massimi riconoscimenti alla sua pittura gli vengono dagli Stati Uniti, quando, nel 1963, ha conquistato il primo premio assoluto con coppa d’argento alla VI° Mostra del ritratto dei pittori italiani, tenutasi a Middletown (USA) con l’opera “Il ritratto di Luisa”. Premi e riconoscimenti: 1° premio a Middletown (U.S.A.) nel 1963; 1° premio a Zurigo nel 1968; 1° premio a Lisbona nel 1969; 1° premio a New York nel 1971.
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