di Rino Mele La danza sul burrone La pratica dell’arte di Rusciano, per gli esempi che conosco, si divide in una doppia strategia e sempre in confronti oppositivi. Alludo ai lavori recenti, dal 2014. Sono opere in cui il bianco del gesso, la vernice, il nero dei bidoni creano contrasti irrinunciabili. I frammenti di sculture, quei grandi volti restaurati (ma come feriti di nuovo dalle rozze ricuciture di ferro) alludono ai miti antichi, forse a quello di Edipo, ma certamente, per superare la pena della colpa, all’ansia di restauro del corpo amato. Il bambino, quello che rimane in noi e, diversamente invecchiando, continua a chiederci conto di come abbiamo potuto farci tanto male, quel bambino (suggerisce Melanie Klein) “al culmine della sua ambivalenza, è esposto alla disperazione depressiva. Ricorda di avere amato, e davvero ama ancora, la madre ma sente di averla divorata o distrutta, per cui non la troverà più disponibile nel mondo esterno”. Ed ecco, continua Melanie Klein, che si forma – con diverse modalità, negli anni che seguono a quel dolore della perdita dell’immagine interiore della madre – come una risposta, un’ansiosa attività di restauro di quel volto, di quel corpo amato: e questo, a volte e molto raramente, può esprimersi anche attraverso la creatività dell’arte. Al doloroso e lucente restauro cui ci spinge il dolore dell’infanzia mi hanno fatto pensare le opere di Vincenzo Rusciano, i calchi in gesso che il ferro ricuce, rendendo riconoscibile un volto, chiaro nella sua arcaica distanza. E infine cosa rappresenta, sullo sfondo, quel nero che dilava una ferma pena (i bidoni, e il bitume che nascondono)? Esso è quell’oscuro dolore che ancora non ha raggiunto il livello simbolico, il linguaggio necessario, le parole che ci sorprendono e danno un volto alla memoria. Legati all’idea del frammento e alla sua necessaria ricostruzione, questi suoi ultimi lavori, vanno letti guardando anche ai lavori precedenti – cupi, informi – di cui rappresentano il passo nuovo, una sorta di volo impedito, la danza sognata su un burrone. In questo nuovo spazio della Fornace Falcone, così ampio da sperdersi, queste opere trovano l’ambiente necessario a esprimere la distanza di ciò che resta. Dopo la nascita, non basta il dolore quotidiano né l’arte a risalire l’immane dirupo, e il diluvio. Vincenzo Rusciano è nato a Napoli nel 1973, opera soprattutto nel campo della scultura e dell’installazione. Dal 2014 insegna Serigrafia d’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Attraverso un’ironica concettualità, il suo linguaggio degli ultimi anni si è andato sviluppando tra i motivi della trasgressione infantile quale metafora dell’aspirazione alla libertà nell’età adulta. A questi temi, si associano, oggi, figurazioni cui si mescolano utensili tratti dall’arte e dalla archeologia, direttamente connessi col fare, con l’operare quotidiano dell’artista. Taniche, contenitori, idealmente traboccanti di materiali, quelli “duri” dell’oggi – resina, lattice, jasmonite, terracotta, colori a smalto – che rimandano al gusto e alle tecniche contemporanee, assolutamente avulse all’antichità ma carichi di rimandi alla conservazione della memoria, consapevoli del fatto che gli equilibri carichi di tensione non rendono mai facili certi approdi a visioni univoche o compiute. Le opere di Vincenzo Rusciano sono presenti in importanti collezioni private italiane ed estere, tra cui: Collezione Ernesto Esposito, Napoli; Collezione Galerie Ernst Hilger, Vienna; Collezione Museo della scultura contemporanea, Gubbio; Collezione Claudia Gianferrari, Milano-Roma; Collezione Angela e Massimo Lauro, Napoli-Città della Pieve. Tra le ultime mostre personali: “Not so Bad” Galleria Annarumma, Napoli, 2016; “Echi dal bianco” Museo d’arte Contemporanea di Lissone, 2015, a cura di Alberto Zanchetta; “Sponda” Chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli, Napoli, 2014, a cura di Angela Tecce e Alberto Zanchetta; “Broken”, Galleria Annarumma, Napoli, 2011; “Deadline”, Annarumma404, Milano, 2008; “I’m not Spiteful”, NT Art Gallery, Bologna, 2007, a cura di Alberto Zanchetta; “Neverland”, Changing Role Gallery, Napoli, 2006; Tra le ultime mostre collettive: “Tra passato e presente “ Galleria Nazionale-Palazzo Arnone, Cosenza, 2015, a cura di Gemma-Anais Principe; “The Go-Between. Una selezione di artisti internazionali dalla Collezione di Ernesto Esposito” Museo di Capodimonte, Napoli, 2014, a cura di Eugenio Viola; “Surface” Museo Civico Gaetano Filangieri, Napoli, 2014, a cura di Maria Teresa Annarumma; “Premiata Officina Trevana 2011” Palazzo Lucarini Contemporary, Trevi (PG), 2011, a cura di Maurizio Coccia e Matilde Martinetti. “Passaggi. Dalla collezione privata di Ernesto Esposito”, Museo di Arte Contemporanea del Belvedere di San Leucio, Caserta, 2011, a cura di Massimo Sgroi; “A.D.D. Attention Deficit Disorder”, Palazzo Lucarini, Trevi (PG), 2010, a cura di Benjamin Godsill; “Il Giardino dei Lauri, Collezione Angela e Massimo Lauro”, Città della Pieve (PG), 2009; “Biennale di Scultura di Gubbio 25° Edizione” Gubbio, 2008, a cura di Giorgio Bonomi e Cristina Marinelli; “Sistema Binario”, Stazione Metropolitana di Mergellina, Napoli, 2008, a cura di Adriana Rispoli e Eugenio Viola; “La Casa degli Artisti. Dalla Collezione Murri di Arte Contemporanea”, Palazzo D’Accursio, Bologna, 2008, a cura di Valerio Dehò; “Ironia domestica”, Museion di Bolzano, 2007, a cura di Letizia Ragaglia; “Open Space”, Centro Culturale Candiani, Venezia, 2006, a cura di Lara Facco e Alberto Zanchetta. Lavora con la Galleria Annarumma di Napoli. Website: www.vincenzorusciano.it
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