di Mariantonietta Sorrentino Stiamo diventando un paese di immigrati e di anziani. È un dogma di fede. La natalità è ridotta ai minimi storici; lo scenario che si prospetta è un popolo italiano multirazziale. La qual cosa a me non spiace. La scienza ha allungato la vita umana fino all’inverosimile. Di questo possiamo compiacerci. Purtroppo non ha creato, di contro, una qualità di vita degna di essere vissuta. Arrivare a 95 anni e doversi nutrire con un sondino non è auspicabile per nessuno, ma c’è di peggio. C’è che Rosa M., una anziana originaria di Sacco viva abbandonata a Salerno dal suo medico di base ( pare sia la norma). Avuta, per grazia ricevuta, l’ADI (assistenza domiciliare infermieristica) dopo un lungo iter burocratico (il nostro paese è una repubblica fondata sulle carte, lo sanno pure i marziani), al momento Rosa M. giace a Torrione nel letto di casa con un materasso per evitare le piaghe da decubito, accompagnata dai familiari e da una, per fortuna, appropriata badante. Il brutto viene quando lei o altri anziani devono ricorrere al 118. Per molti è l’anticamera della sala mortuaria, vista la conclamata inefficienza del sistema sanitario nazionale che, salvando la faccia di pochi medici, si allinea su parametri da Terzo mondo. Venerdì scorso, a due passi dalla Pasqua, per Rosa è stato un vero e proprio venerdì di passione. Alle 2 e 30 di notte si è presentata una crisi respiratoria. Cosa fare? I familiari, come è prassi, han chiamato il 118, ma il panorama umano che si son trovati dinnanzi è stato desolante. Non solo l’autoambulanza non era munita di bombola di ossigeno, ma il medico si è rifiutato da portarla al San Leonardo, nosocomio tristemente famoso. A salvare Rosa, 94 anni festeggiati da poco, è stato il nipote Angelo R. che medico non è, ma che non si è arreso all’ineluttabile come il medico prospettava: morte per soffocamento. Poteva un familiare arrendersi? Ha richiesto al medico di turno una ricetta per una bombola ed ha ingaggiato una ricerca selvaggia per trovare la farmacia di turno. Dalla “Costabile” a Torrione ha potuto procurarsi la bombola necessaria. Tutto è bene quello che finisce bene? No, perché per perdere una vita umana basta davvero poco. Interpellato Angelo S., medico noto nell’ Alto Cilento, ha laconicamente commentato sconsolato:” Dipende da quale medico è di turno nell’autoambulanza.” ‘ A sciorta, ce vole ‘a sciorta, si usa dire quando si tocca questo tema caldo della salute. Dobbiamo dedurre che il giuramento di Ippocrate è una grande presa per i fondelli? Del resto cosa importa all’Assistenza Sanitaria Nazionale della sorte di una anziana, nata a Sacco, rimasta vedova da 39 anni? Che ne sanno i burocrati della recente morte per adenocarcinoma di uno dei due figli di Rosa. E delle sue tante traversie che la accomunano a tanti anziani che han superato le ottanta primavere. L’importante è che le carte siano a posto. In Italia è questo il punto. L’importante non è la vita di Rosa né di quelle dei tantissimi anziani. Che importa che muoia o viva e che tu debba trovarti davanti il cinismo di un medico di guardia. Rosa è fortunata: ha familiari che le fanno corona, con grandi sacrifici. Ma per gli altri? Cosa accade a Gigino, Filomena, Pasquale, Carmela e ai tantissimi anziani che vivono nei piccoli e grandi centri di questo nostro Sud? Iphone, Skype, What’s app ormai appartengono a tutti. Nel III millennio siamo tecnologicamente avanzati, ma è solo questo che sa esibire un paese occidentale che pretende di essere civile? O è la cura per la vita umana, tutta la vita umana anche quella che si va spegnendo? L’ Italia delle trivellazioni e dei balletti dialettici in Parlamento è incapace di assicurare a Rosa e a molti anziani l’assistenza che meritano. Perché di una cosa siamo vergognosamente irriconoscenti: questi nostri anziani hanno costruito il nostro paese con sacrificio, pagano le tasse, le bollette. Ma cosa fa l’Italia per loro?
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