di Lucio Capo Capaccio Vecchia è stata frequentata fin dalla preistoria. Per circa 2000 anni dall’età romana fino al XV secolo ha vissuto come entità urbana. Il sito ebbe grande importanza per la crescita economica e demografica della Piana di Paestum, assumendo un ruolo predominante nella gestione delle sue terre. E’ del 993 la prima fonte scritta sull’esistenza di Caputaquis. Qualche anno più tardi il luogo viene definito “Castello di Caputaquis”. La rocca si strutturò, successivamente, come centro urbano, tanto d’avere nel XI secolo un sobborgo extraurbano circondato da un nuovo muro di difesa, la c.d. “Città Nuova” distinta dal Castello. Il Castello di Caputaquis e la “Città Nuova”, sorta alla base del complesso fortificato aveva cinque porte… Porta del Gastaldo, Porta de Ferrari, Porta de Paganesi, Porta Pazzanisi, Porta de Sestrisi, la sesta porta, Porta Iani, era l’accesso al Castello vero e proprio. Le Porte Paganensi e Pazzanisi, indicano due zone esterne alle mura. L’unico toponimo superstite è quello di Pazzano, presente già a partire dal X secolo. La crisi ed il progressivo abbandono di Capaccio Vecchia è da imputare all’esaurita funzione militare e di controllo territoriale dei castelli. La presenza della Madonna del Granato favorì anche alcuni tentativi di ripopolamento del sito, che continuò ad essere Cattedrale fino al 1850, quando la diocesi di Capaccio fu smembrata tra Teggiano e Vallo della Lucania. L’abbandono di Capaccio Vecchia non fu causato dall’assedio di Federico II nel 1246, ne è la prova il restauro del Castello ad opera dei re angioini Carlo Martello e Carlo II. In realtà fu la Guerra del Vespro a determinare lo spopolamento dell’abitato di Capaccio Vecchia, tra il XV e il XVI secolo. Gli abitanti lasciarono l’insediamento medievale, per trasferirsi nel borgo di S.Pietro, casale Ridiliano, primo nucleo della Capaccio Nuova. Ci fu un tempo in cui Capaccio era al centro della cultura europea. Questa centralità, era dovuta non alla Città Antica di Paestum, ma alla ricerca archeologica sull’identità preistorica e medievale, presso il Santuario della Madonna del Granato sul monte Calpazio, ove ebbe origine Caputaquis. Ci fu un tempo in cui Capaccio-Paestum erano parti di un organismo unitario, figlie dello stesso pensiero, partorite dallo stesso grembo. Capaccio e la Chora di Paestum, non sono semplici contenitori di elementi distintivi, se pur di straordinaria bellezza e potenza, ma un corpo vivo, di cui l’Alieno Dorico è progenitore. Il territorio che contiene l’originalità Magno-Greca è costellato di presenze monumentali, storiche e culturali, che ne vietano la separatezza, nonostante l’apparente lontananza. Capaccio-Paestum sono la stessa verità, l’una la discendenza dell’altra, senza di loro, senza la loro storia, non esisterebbe la consapevolezza del nostro esistere.
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