Il fusillo di Felitto è prodotto unicamente nel comune di Felitto, in provincia di Salerno. Si presenta come un maccherone forato di lunghezza variabile (superiore ai 20 cm) e di spessore ridotto (massimo 2-4 mm) di colore giallo più o meno intenso. Gli ingredienti del Fusillo sono quelli provenienti dalla comunità della quale i produttori fanno parte: semola di grano duro, ottenuta dalla macinazione di varietà Senatore Cappelli e/o Saragolla, uova di galline allevate a terra anche con tecniche di agricoltura biologica, acqua, olio extravergine d’oliva e il ferro (oggi in acciaio alimentare) a sezione quadrata di spessore inferiore a 1 mm e lungo fino a 40 cm che serve a “tirarli”, creato dagli artigiani locali. Il dosaggio degli ingredienti è, tradizionalmente, riferito ad un kg. di farina: 1 kg di semola di grano duro, ottenuta, preferibilmente, dalla macinazione di varietà Senatore Cappelli e/o Saragolla; 6-8 uova, preferibilmente di produzione locale (ovvio che il numero delle uova dipenda dalle dimensioni delle stesse, nonché dalle abitudini personali); un po’ di sale; poca acqua, se necessario, secondo le abitudini (c’è chi sostiene che non debba essere assolutamente utilizzata); poco olio extravergine di oliva (approssimativamente un cucchiaio), da utilizzarsi per ungere, di tanto in tanto, le mani e la pasta. Si dispone la semola sullo spianatoio (u scanaturu), formando la caratteristica fontana entro cui vengono aggiunte le uova e il sale. Agendo con le mani, si mescolano le uova unendo gradualmente la farina, e facendo in modo che questa si unisca completamente. In questo frangente si valuta se è necessario aggiungere un poco d’acqua. Eventualmente questa prima fase può essere eseguita in un contenitore ceramico, o altro ampio contenitore per alimenti. Quando il tutto si è agglomerato, si continua la lavorazione manuale sullo spianatoio per conferire all’impasto le adeguate caratteristiche di omogeneità. Raggiunta la consistenza voluta, è buona norma far riposare l’impasto per una/due ore (dipende molto dal clima e dalle condizioni di umidità), protetto in un recipiente per alimenti. Raggiunta la maturazione della pasta, se ne staccano delle porzioni che servono per la caratteristica fase della cingolatura: i tocchi di pasta, ridotti in lunghi cordoni (cinguli), che vengono poi porzionati, e composti in mucchietti da lasciar riposare protetti dalla disidratazione. (In alcune varianti, i tocchi di pasta vengono schiacciati con un matterello, ottenendone dei dischi spessi un dito, da cui si ritagliano le strisce da sottoporre a cingolatura). La fase finale prevede la lavorazione con il ferro (u fierru): con rapidi e sapienti movimenti i segmenti di pasta vengono affusolati e tirati fin quasi a coprire l’intera lunghezza del ferro (lungo fino a 40 cm.) ottenendo finalmente il fusillo. Appena sfilati dal ferro, i fusilli vengono allineati su tavoli o graticci, su cui erano sono state preventivamente sistemate delle tovaglie di lino, e posti ad asciugare evitando di esporre direttamente a correnti d’aria. Per completezza, si sottolinea che il fusillo felittese, nella sua più tradizionale ricetta, viene servito condito con un denso ragù di castrato e cosparso di formaggio pecorino o cacioricotta stagionato. Testimonianze orali raccolte da persone anziane attestano l’antica tradizione legata alla manifattura del fusillo, sicuramente attiva e consolidata già negli anni Trenta del secolo scorso.
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