ROCCADASPIDE Qualcuno, qualche anno fa, avrebbe pensato sicuramente ad uno scherzo. Ma che l’ipotesi di un Piano di “Valorizzazione e/o dismissione” di ben dodici immobili di proprietà comunale, tra terreni e fabbricati, potesse essere “consacrata” addirittura in una Delibera di Consiglio Comunale, bè, onestamente credo proprio a nessuno sarebbe venuto in mente. Eppure, “complice” una delle grandi trovate del fantasmagorico Brunetta tradottasi in norma generale con l’approvazione della legge n. 133/2008 (art. 58, comma 1, del decreto legge n. 112/2008), il Consiglio Comunale di Roccadaspide ha “dovuto” stilare un elenco di beni demaniali comunali destinati alla “valorizzazione, dismissione e/o conferimento in fondi comuni d’investimento immobiliare”. Elenco approvato con Delibera di Consiglio Comunale n. 22 del 9 Agosto 2014, con il voto contrario dei due consiglieri comunali d’opposizione Giuseppe Capuano e Francesco Mauro e con l’astensione dell’altro consigliere comunale d’opposizione Mario Miano. Il valore complessivo dei beni interessato all’operazione di “messa a disposizione del mercato” è pari a cinque milioni e ottocentomila euro circa e, scorrendo l’elenco stilato dal Responsabile dell’Area Urbanistica, architetto Franco Graziuso, è possibile ritrovarvi beni come l’ex Mattatoio Comunale ubicato in Via SS 488 per Controne, la Caserma dei Carabinieri, ubicata in Via Gaetano Giuliani, l’ex Orfanotrofio S.Maria di Loreto e l’ex Casa Comunale, adiacenti alla centralissima Chiesa della Nativià, l’ex Scuola Elementare della frazione Carretiello, l’x Scuola Elementare “Guglielmo Marconi”, ubicata nella centralissima Via Gaetano Giuliani, oltre ad un altro paio di fabbricati ubicati nel centro storico del paese e ad un paio di terreni ubicati in località Olivella e ad un castagneto ubicato in località Carbone. Fin qui, “tutto bene madama la marchesa” avrebbero detto i “cospiratori rivoluzionari” durante la presa della Bastiglia. Ma leggendo con maggiore attenzione l’atto deliberativo in questione approvato durante un “sonnacchioso” consiglio comunale convocato, alle nove e venti del mattino, nel bel mezzo dei festeggiamenti delle “Notti dell’Aspide” ( a tal proposito alcuni “giovani” consiglieri comunali interpellati telefonicamente da Unico ignoravano addirittura l’esistenza di un siffatto deliberato) immediatamente salta agli “occhi” anche del piu’ sprovveduto lettore, l’assenza, nell’atto di indirizzo in questione, dei criteri in base ai quali verrà data esecuzione al Piano di Valorizzazione e Dismissioni. Delle due l’una, allora: o questa delibera resterà “carta straccia” e sarà utile solo per “affrancarsi” difronte ad una “norma” (sic!!!!) palesemente incostituzionale rispetto alla quale la scelta di non darvi esecuzione nulla avrebbe comportato sul piano delle responsabilità finanziarie di Regioni ed Enti Locali; oppure se tale delibera è stata “partorita” per dare effettivamente esecuzione ad una precisa volontà politica di “valorizzare e/o dismettere” il patrimonio dei Comuni non direttamente ricollegabile all’esercizio delle proprie funzioni, bè, allora, l’atto in questione resta e, forse, resterà palesemente monco. In buona sostanza i beni immobili di cui all’elenco allegato alla Delibera n. 22 del Comune di Roccadaspide possono essere considerati “beni comuni”? E se si sulla base di quali criteri “chiari ed oggettivi” si procederà ad una loro eventuale vendita e/o assegnazione in favore di soggetti privati che manifesteranno intenzioni acquisitive in proposito? Inoltre, su alcuni di questi beni (leggi Scuola Elementare “Guglielmo Marconi”) la Soprintendenza ai beni Culturali di Salerno, qualche anno fa, ha apposto addirittura un vincolo “di interesse storico” trattandosi di un bene immobile la cui costruzione risale addirittura ai primi anni del ventennio fascista. Poteva essere inserito un bene immobile “vincolato” in un elenco di beni da “dismettere e/o valorizzare”? Forse ci sarebbe da riflettere maggiormente sulla reale portata di un simile atto amministrativo di cui, onestamente, a Roccadaspide. nessuno avvertiva davvero l’esigenza. A meno che tutto ciò non rappresenti un maldestro tentativo per porre rimedio a qualche “buco” di bilancio per tributi non riscossi emerso, piu’ o meno chiaramente, durante l’ultimo quindicennio di gestione delle casse comunali. Giovanni Francione
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