In ognuno dei 18 comuni del bresciano dove ha lavorato da apprezzato segretario comunale ha organizzato memorabili iniziative culturali e si è fatto carico dell’ospitalità di personaggi dello spessore di Enzo Biagi e Vittorio Feltri. Ha condotto interviste pubbliche dove ha sempre fatto risaltare la sua grande cultura ed umanità. Fino a un quotidiano, “Il Giornale di Brescia”, non decide di dedicargli una mezza pagina di apprezzamento e lodi sperticate. Ed è l’articolo che leggete in questa stessa pagina. L’ho letto per caso quel pezzo. Dentro non c’era scritto di dove fosse questo Silvio Masullo. Il giornale faceva intuire che fosse meridionale. C’era però la foto e quell’immagine associata al nome in me (che pure non sono un fisionomista) ha prodotto un corto circuito. Io quello l’avevo incontrato nella mia “vita precedente”: così come definisco il periodo della formazione e quei dieci, quindici anni, dove i giornali li ho furiosamente letti e non scritti, ed ho spesso polemizzato (remember, Antonio Manzo?) con chi ci stava già dentro. Avevamo vent’anni quando con Silvio Masullo e tanti altri che ogni tanto incontro, o me lo ricordano, ci eravamo messi in testa di rinfoltire i boschi delle nostre zone interne. A Sacco, Piaggine e a Magliano Vetere abbiamo dato vita a dei veri e propri cantieri. A prezzo di lotte spesso aspre, mi ricordo di una mitica occupazione della comunità montana per la quale ricevemmo una denuncia per “invasione di edifici pubblici”, strappammo quattro lire e ci mettemmo al lavoro. Nelle comunità montane di quel tempo si fosse presa proprio quella via che noi indicavamo ed oggi ci troveremmo con un’economia montana che se ne potrebbe sbattersene dei soldi della forestazione che la regione non vuole più sborsare mettendo sul lastrico le famiglie degli attuali operai forestali. Quella fu solo la prima delle nostre tante sconfitte, andata anche in scena nell’anno del terremoto. Io venivo da studi agrari ( che avrei fatto bene a completare per stare su quella strada maestra, e lasciar stare il demone del giornalismo che poi mi prese), Silvio aveva da poco preso la licenza classica e si era iscritto a giurisprudenza. Lui era di Sacco, io di Altavilla. I coetanei del tempo che noi frequentavamo erano innamorati della musica ed esprimevano un impegno politico sincero anche se un po’ rozzo diviso tra il Pci e la Cgil. A me stava stretto, mentre Silvio proprio non ci si ritrovava e non esitava ad esprimere la sua idea: una rete di circoli culturali in tutti paesi del comprensorio Calore Alburni. Dove non si declamavano poesie ma si incideva sulla mentalità del popolo e delle classi dirigenti. Io, che pur ero tra i poco ad ascoltarlo con simpatia, tuttavia non ebbi la forza di convinzione necessaria (lo ricordi, Franco Latempa?) per intraprendere quella strada. Era quella giusta, ci avrebbe consentito di dare un altro corso alla nostra storia collettiva. Di ciò, caro Silvio, mi scuso oggi per allora. E ti saluto con l’orgoglio di aver capito che “quell’intellettuale saccataro” sarebbe andato lontano … a farsi così tanto apprezzare come già allora meritava. Oreste Mottola
Trending
- Orientamento scolastico, Valditara scrive ai genitori
- Un Re venuto a servire
- Il Collettivo Docenti di Sostegno Specializzati chiede al MIM di garantire i diritti dei docenti precari: presentata diffida formale
- OMEOPATIA E DOLORE AI DENTINI DEI LATTANTI
- Scuola: emendamenti ANIEF alla Manovra Finanziaria 2025
- Modelli internazionali per combattere lo spopolamento delle zone interne del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni
- 30 milioni alle scuole carcerarie, un emendamento alla Legge di Bilancio di Italia Viva
- Premio letterario “Crescere con le favole”, al via la 2° Edizione