di Oreste Mottola La sua idea della storia di Paestum non era accettata dall’accademia dei cattedratici in voga ma di questo a Nunzio Daniele, decano delle guide turistiche, morto ieri a Capaccio, non gliene importava molto. Il cinema, i giornali e le tv anglosassoni, lo aveva da tempo scelto come la voce e il volto dell’area archeologica meglio conservata della Magna Grecia. Nel 1999 è stato l’attore non protagonista di “Pani e tulipani”, con la scena iniziale della pellicola tutta dedicata a lui che accoglie e porge a modo suo ai turisti gli elementi più importanti dei 2600 anni di storia di Paestum. Le sue attività sono state sempre multiformi. E’ stato conferenziere nelle migliori università americane e tedesche, dal 1975 e per un quinquennio, è consigliere comunale del Msi. Da sempre lui è la guida turistica più richiesta dai turisti tedeschi e americani. Fu anche giornalista e editore con il giornale “L’ira di Achille” che si scriveva in sostanza da solo. “Con un piede nel passato e un altro nel presente, è stato un grande comunicatore del genius loci pestano, poliedrico ma da funambolo delicato e amabile…”, ha scritto l’architetto Lucrezia Ricciardi. Di Paestum era una delle icone più conosciute anche per via del suo essere sempre presente davanti al centralissimo bar Anna, con la sua immancabile paglietta in testa. “Persona garbata, rispettosa, colta che ha saputo ben rappresentare le più belle immagini di Paestum nel mondo”, sottolinea l’ingegner Pasquale Guida. Per i suoi colleghi di lavoro parla Adele Maresca: “Anche le guide di Paestum si associano al dolore dei familiari e sono grate per aver avuto un così degno collega e maestro, amato e stimato da centinaia di turisti. Ha dedicato l’intera vita alla cultura e deve essere un esempio per molti…”. Tanti i primati di Nunzio Daniele. Teneva molto a quello della scoperta del Goethe “pestano”. Il 23 marzo 1787 lo scrittore è a Paestum e ne fa un’appassionata descrizione. “Io ho scoperto Goethe tanto tempo fa e sono stato la prima persona a tradurre dal tedesco la pagina su Paestum. Il suo libro – raccontava – mi ha fatto capire anche perchè i tedeschi amano tanto l’archeologia”. E da qui la sua proposta – fino ad oggi disattesa – che il comune di Capaccio dovrebbe celebrare il 23 marzo con una festa o anche mediante un gemellaggio con Francoforte. Nunzio Daniele era nato a Capaccio nel 1942. Consegue la maturità classica e si laurea in scienze politiche con una tesi sul processo formativo della costituzione americana. Parlava correntemente tre lingue straniere. Della sua onestà personale faceva una bandiera: “quando ho trovato un portafoglio l’ho restituito. Più di una volta mi è stato dato del denaro in più e l’ho restituito, non bestemmio e soprattutto non dico parolacce quando parlo. Non sono mai stato coinvolto in episodi squallidi e non ho mai chiesto nè accettato polpette da chi gestisce il potere. Ho una visione rigorosa ma cristiana della vita”. Agli inizi anche lui è emigrante a Milan, operaio in una fabbrica di giocattoli pur con il diploma di maturità classica in tasca. A San Giuliano Milanese è impiegato comunale, prima all’anagrafe e poi all’ufficio ragioneria e tributi comunali. A Pontedera per circa un anno l’amministratore di piccole società. Dal giugno 1970 rientra a Capaccio. Nel 1978, in carica per quattro mesi è assessore, autore di due grandi proposte alla Sovrintendenza: ricostruire le mura perimetrali dell’antica Paestum (cosa che è stata fatta con molti anni di ritardo); e poi propone di organizzare una grande mostra di reperti pestani in America. Nel 1991, ancora una volta da solo, ingaggia una battaglia contro i pesticidi cancerogeni che hanno provocato la morte di molte centinaia di persone. Segue poi la scelta di un impegno professionale a tempo pieno tra museo e area archeologica. Una vita esemplare, come testimonia l’ingegner Osvaldo Prearo: “Rappresentante storico della destra nello scenario politico capaccese Daniele è stato un uomo capace di intraprendere diverse attività nel corso della sua vita tutte svolte con una rigorosa condotta morale”.
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