Di Michele Santangelo. Il 26 giugno, a Vallo della Lucania, si è svolta la commemorazione di Mons. Rocco de Leo, a dieci anni dalla sua scomparsa. Nella cappella del seminario diocesano, il vescovo di Vallo, Mons. Miniero, che ha presieduto la celebrazione, insieme al Vescovo emerito Mons. Giuseppe Casale, del quale Don Rocco era stato vicario generale, e una diecina di sacerdoti hanno concelebrato una Messa in suffragio. Numerosi i presenti che, insieme ai parenti del sacerdote hanno partecipato al rito. Il presule nell’omelia, ricordandone le specchiate virtù umane e cristiane, ha sottolineato i numerosi e importanti incarichi ricoperti a servizio della diocesi: docente, rettore del seminario minore e del seminario maggiore di Salerno, teologo e arcidiacono del capitolo cattedrale, giudice presso il tribunale ecclesiastico regionale Salernitano-Lucano ed altri. Ma la commemorazione non si è fermata al rito religioso. Vi è stato infatti un secondo momento, anche questo molto significativo e importante; il momento, diciamo così, culturale, quasi a rimarcare i due ambiti nei quali Don Rocco in vita aveva profuso il meglio e la maggior parte delle sue energie, delle sue doti sacerdotali e di uomo dalla cultura vasta quanto profonda. Nell’auditorium del seminario, nel quale gli intervenuti si sono trasferiti dopo la cerimonia religiosa è stato presentato un volume curato dal Prof. Don Luigi Rossi, organizzatore a nome del vescovo dell’intera iniziativa, e pubblicato per l’ occasione, dal significativo titolo: Don Rocco De Leo: un riconoscente ricordo a dieci anni dalla morte, edito dal Centro di Promozione Culturale per il Cilento. Il testo, dopo la presentazione di Mons. Miniero e l’ampia introduzione del curatore, don Luigi Rossi, contiene una serie di testimonianze scritte da professionisti e da sacerdoti che hanno avuto di Don Rocco una conoscenza diretta. Vi si trova, inoltre, una breve antologia di suoi scritti dai quali è possibile desumere il suo rapporto problematico con gli ambienti da lui frequentati per il gap tra la formazione di cui egli era portatore e le loro caratteristiche, pur non lesinando egli impegno ed iniziative per favorirne la promozione. Le testimonianze hanno un carattere comune: quello della riconoscenza per il benefico influsso esercitato sulla formazione umana, culturale e spirituale di ciascuno attraverso il contatto personale o professionale. La presentazione del libro è stata tenuta da don Valeriano Pomari, direttore artistico del teatro “La Provvidenza” e direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni Sociali della diocesi. Don Valeriano, nella sua relazione ha cercato di delineare la complessa personalità di Don Rocco non solo quale essa traspare attraverso le testimonianze contenute nel libro e nei suoi scritti riportati, ma anche per essere stato suo parroco ad Omignano Scalo dove don Rocco ha vissuto negli ultimi anni della sua vita. Ha fatto seguito una serie di interventi, tutti finalizzati a far risaltare le doti di intelligenza, l’ampiezza e la profondità della sua cultura nonché la durevolezza delle tracce educative lasciate sulla formazione di quelli che l’avevano frequentato. La serata si è conclusa con l’intervento del prof. Rossi il quale, oltre all’opportunità della commemorazione, ha fatto notare che questa, insieme al libro, rappresentava un primo ed esemplare tentativo di riscrivere una storia della diocesi dal basso, nel senso che oltre a don Rocco, andrebbe recuperata, ed eventualmente esaltata, la memoria di altri sacerdoti che con le loro opere ed iniziative hanno contribuito alla crescita umana, culturale e sociale delle comunità vallese e del Cilento in genere e dei quali nessuno parla più. Si pensi, per esempio, a nomi di presbiteri come quello di Giovanni Maiese, Alfredo Pinto, Giuseppe Trotta, Luca Petraglia ed altri, le cui opere ancora parlano di un clero che lungi dall’essere spettatore passivo di realtà arretrate e refrattarie del nuovo, hanno posto le basi di quel riscatto da tanti invocato, ma solo a parole o a scopi propagandistici.
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