di ORESTE MOTTOLA Si può attribuire a Valiante gran parte del “lavoro sporco” che ha costretto a fermare la corsa elettorale regionale di Alfieri? Il sindaco di Agropoli, tornato a esserlo in pieno ma non per sua volontà, ne è convinto e fa partire la vendetta, che è aperta e plateale. Preferenze ribaltate su Franco Picarone e Anna Petrone, due seggi sui tre sicuri del Pd, che non avranno il segno della famiglia politica di Cuccaro Vetere. In un nervoso incontro politico tenutosi all’Oasis di Capaccio è Alfieri a lasciare poco spazio al diplomatico dissimulamento-“Facendo così faremo cessare anche aspettative di altri (di Valiante che appoggia Silvia Pisapia, ndr) che sono abituati alla furbizia del consenso, i quali dovranno cominciare ad assaggiare sonore sconfitte”. Lo scontro aperto Valiante – Alfieri, che va in scena in un Cilento dove ancora il voto – evidentemente – si riesce a organizzare e indirizzare. Altrove siamo alle accuse sui candidati impresentabili, i dossier dei servizi segreti e agli omicidi legati al racket per l’affissione dei manifesti. Nella parte più a sud della nostra regione c’è ancora il gusto per un gioco politico tutto sommato genuino. Coinvolgendo sindaco, parroco e qualche impresa edile che opera nei lavori pubblici, il gioco è fatto. Le campagne elettorali odierne sono assai più piatte di quelle per il rinnovo dei dirigenti dell’ordine dei commercialisti e dei ragionieri. Tutto si riduce al gioco di potere delle conoscenze e relative influenze. Un po’ di internet e telefonate. “A Giovanni devo un favore. Questa volta me li presti i tuoi voti. A buon rendere…”. Ah, le campagne elettorali di una volta! Una discussione tra amici mi ha fatto tornare alla mente l’aneddoto raccontato da Paolo Granzotto, grande giornalista e già sodale di Montanelli e risalente al 1958. Di maggio. Destò grandissimo scalpore (e ilarità, bisogna ammetterlo) un fatterello accaduto nel corso della campagna elettorale. In una piazza il democristiano Fiorentino Sullo si accingeva ad arringare la folla, ma ancor prima che aprisse bocca dalla folla medesima s’alzò un urlo: «Ricchione!». A lanciarlo fu il socialdemocratico Peppino Angrisani, che oltre a muoversi accompagnandosi con coreografico gallo al seguito come tutti quelli del Palazzo era a conoscenza delle presunte preferenze sessuali dell’oratore, ma che per averle platealmente rese note al pubblico, fu sommerso dalle indignate critiche della non ancora «società civile». Ogni campano di una certa età ti racconta lo stesso episodio collocandolo ora di qua e ora di là. Anni dopo, passata quell’arrabbiatura e arrivate altre ben più serie dal “fuoco amico” democristiano il Sullo approderà alla militanza diretta nella socialdemocrazia. Un altro filone storiografico, mi riprometto di tornare sull’argomento, tira sempre in ballo Angrisani e la sua guerra contro il compagno di partito a intermittenza, il dianese Enrico Quaranta, che è accusato – a ragione – di averlo politicamente tradito E’ la sua maniera di reagire ai tradimenti: da quel momento dichiara una personalissima guerra a Quaranta. C’è in un famoso comizio nel corso del quale, brandendo dal palco uno slip da donna, Angrisani ne attribuisce la proprietà a strette conoscenze del senatore socialista del Vallo di Diano. Aboliti i comizi ora di quella teatralità sanguigna non c’è più niente e la stessa contesa per il rinnovo delle cariche all’ordine dei commercialisti e dei ragionieri è assai più viva! IL CASO PASCA «Ma chi è?», questa la prima risposta che Antonio Valiante ha dato in merito all’attacco che Enzo Pasca (che neanche l’autore di questo articolo conosce) ha rivolto agli esponenti di spicco della politica cilentana, sostenendo che «Cobellis, Valiante e De Mita sono la rovina del Cilento, io e Caldoro – ha detto il candidato consigliere regionale – il futuro». «Queste sono battute che rivelano la stupidità di chi le ha dette, che si può rispondere ad una cosa del genere? – continua Valiante – io non lo conosco nemmeno e non intendo mettermi a fare polemica con una persona che non conosco». Valiante spiega poi cosa servirebbe al Cilento in questo momento: «Negli anni dal 2000 al 2010 si sono aperte le strade, si è completata la variante alla statale 18, si è completata la Bussentina, si sono aperti gli ospedali compreso Agropoli che fu aperto il 2004 e l’amministrazione Caldoro li ha chiusi, le strade stanno chiuse, gli ospedali si chiudono, le prestazioni sanitarie si riducono. Quindi questa è la condizione, – spiega Valiante – bisogna riprendere quel ruolo che il Cilento aveva, ed era un ruolo forte, ruolo che con questa organizzazione ha perso totalmente. Si chieda ai due consiglieri di maggioranza uscenti se hanno realizzato una sola opera pubblica, una sola. C’erano due consiglieri, Cobellis e Fortunato, gli si domandi se hanno realizzato una sola opera pubblica, una sola». Viva Valiante quando dice qualcosa di vivo!
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