di Alessandro Pecoraro La RFI Rete Ferroviaria Italiana divide tutte le stazioni ferroviarie italiane in 4 categorie: Bronze, Silver, Gold e Platinum in base a 4 parametri: dimensioni dell’impianto, frequentazione, capacità di interscambio (la capacità di un impianto nel connettersi e operare con altri sistemi di trasporto pubblico) e livello dell’offerta commerciale. Nel dopoguerra, con lo sviluppo dell’industria automobilistica e le moderne arterie stradali, molte stazioni sono state dismesse e alcuni tratti di ferrovia sono stati abbandonati a causa di varianti di percorso. In Italia si parla di circa 3000 km. di linee ferroviarie dismesse e circa 1900 stazioni. In Campania sono innumerevoli le stazioni categoria Bronze della FSI chiuse e le linee soppresse, soprattutto nel nostro Cilento. Ricordiamo, sulla ferrovia Tirrenica Meridionale, le stazioni di San Nicola Varco di Eboli, Albanella, Ogliastro, Torchiara, Casal Velino, Velia, San Mauro La Bruca, Capitello e Vibonati. Su questa linea è stata aggiunta anche una variante Ascea- Centola che passa per la stazione chiusa di Caprioli, una frazione di Pisciotta. Sulla Basentana, Battipaglia-Potenza-Metaponto; sono state soppresse le stazioni di Tuoro-Serradarce e Ponte San Cono. Inoltre è stata dismessa la stazione di Atena Lucana, al confine con la Basilicata, essendo stata soppressa la breve linea Atena Lucana-Marsico Nuovo e la grande ferrovia del Vallo di Diano, che da Sicignano degli Alburni portava a Lagonegro. Quest’ultima linea era formata da 15 stazioni per 78 km di ferrovia e nel 1986 venne chiusa per i lavori di elettrificazione sulla linea Basentana. Nel 1993 la Basentana venne riaperta, ma la linea del Vallo di Diano rimase chiusa nonostante non fosse stata mai ufficialmente soppressa. Questa linea era particolarmente importante poiché collegava importanti mete turistiche, come Padula, sede della famosa Certosa di San Lorenzo e Pertosa, città delle Grotte dell’Angelo con Polla, sede dell’ospedale più vicino e con i centri più importanti: Atena Lucana, Sala Consilina e Teggiano. Nel corso degli anni sono state avanzate proposte per il recupero, nel 2006 sono stati stanziati 180.000 euro per lo studio di fattibilità e sono state ripulite alcune stazioni a servizio degli autobus, ma nonostante ciò non si è arrivati alla riapertura. Nel marzo 2012 da Galdo a Castelluccio (vicino Sicignano) è entrata in funzione per un mese la “Ciclo-Ferrovia” con delle biciclette ferroviarie che percorrevano il tratto, mantenendolo così pulito dai rovi. Nell’ottobre 2012 nacque anche un comitato di cittadini per il ripristino della linea. Oggi le Ferrovie dello Stato, per incentivare il recupero delle stazioni Bronze chiuse, grazie ad un protocollo d’intesa tra RFI e varie organizzazioni di volontariato come CSV (Centri di Servizi per il Volontariato) e Legambiente, offrono questi beni a Comuni e Associazioni ONLUS che ne richiederanno l’utilizzo attraverso un contratto di comodato d’uso gratuito. Le stazioni saranno utilizzate per attività sociali e culturali, assicurando anche la dovuta manutenzione degli edifici. Già sono state assegnate circa 480 stazioni. Le prime concessioni risalgono agli anni ’90 per incrementarsi poi via via nel tempo. Oggi le stazioni “impresenziate” dal sud al nord sono diventate luoghi d’incontro, infopoint per i turisti, teatri, sedi di webradio, laboratori di musica, spazi verdi, mense e addirittura case di accoglienza. Per il recupero, invece, dei 3000 km di ferrovie dismesse è stato attivato il Piano Nazionale di Greenways. Coinvolgendo istituzioni pubbliche ed associazioni già 325 km sono stati destinati a greenways, per piste ciclabili e spazi verdi aperti al pubblico. Il recuperò però nel Cilento di alcune stazioni è alquanto impossibile, poiché vengono richiesti impegni economici notevoli alle associazioni, dall’odiosa tassa IMU alla manutenzione e al recupero delle stazioni che versano in un degrado assoluto, con mancanza di intonaco, infissi o addirittura di tetto. Per le stazioni di interesse commerciale, invece, come quelle di Agropoli-Castellabate e Capaccio-Roccadaspide, l’RFI concederà in affitto alcuni locali per l’erogazione di servizi.
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