di Luigi Rossi Il recentissimo annunzio del giubileo speciale indetto dal papa può trasformarsi per i cristiani in una occasione per gustare la paternità di Dio e consentire a tanti d’iniziare il pellegrinaggio che dalle periferie esistenziali possa condurre all’incontro con la Misericordia di Dio. Generata dalla compassione per la miseria morale e materiale degli uomini, che si trasforma in virtù morale basilare per chi è invitato a compiere opere di pietà. Nel nostro piccolo, senza ricorrere ad azioni che possono rivelarsi rivoluzionarie per l’andamento generale della scazonte organizzazione socio-economica, rispondente purtroppo sempre meno all’impegno di salvaguardia del bene comune, potremmo almeno fare del giubileo indetto dal papa una vera occasione di feconda misericordia rendendo concreto quanto andiamo dicendo recitando il “Padre nostro”: rimetti a noi i nostri debiti come rimettiamo ai nostri debitori é la conseguenza del doveroso riconoscimento di una ineludibile fratellanza che amalgama l’umanità e assegna una prospettiva salvifica alla nostra storia. Ora proviamo a leggere nell’invito a celebrare la misericordia anche come una opportunità di soluzione per tanti problemi che si riscontrano nel nostro territorio e che Unico enumera in ogni suo numero. Ad esempio, in quello della scorsa settimana sono stati descritti i movimenti di superficie e quelli sotterranei in vista delle elezioni regionali con ritiri illustri, posizionamenti consolidati e passi in dietro per favorire propri rampolli. In un trafiletto di fa riferimento alla discesa in campo con una lista civica di supporto per il vincitore delle primarie del Pd di un erede del martire cilentano della legalità, opzione francamente incoerente che, da sola, basta a conferire al comune che amministra le solite 5 stelle 10 bandiere… rosse! In realtà ad emergere è l’evidente tentativo di strumentalizzare una vicenda personale per incassare dividendi elettorali. In altre pagine si descrive la crisi del Parco aggravata dall’azione di “sindaci briganti”; largo spazio viene dedicato alla riforma delle banche di credito cooperativo denunciando i rischi di una frettolosa riforma. Se ne è discusso sabato scorso a Paestum temendo conseguenze occupazionali. E’ un grosso problema, che non esime dal fare una profonda riflessione su come questi istituti sono stati gestiti, trasformati, sovente, in sgabello per costruire piccoli potentati elettoralistici e nebulose convergenze affaristiche. Il giubileo è una esperienza che nasce in contesto ebraico; frutto della solidarietà di una parte verso l’altra tra contraenti un patto, fin dalle origini ha avuto una efficace ricaduta sociale. Era un anno particolare; calcolato secondo le disposizioni riportate nel Levitico 25,8, proclamava la liberazione per tutti gli abitanti, così ognuno poteva ritornare nella sua proprietà e nella sua famiglia. Richiamava l’esigenza del perdono in modo da garantire un nuovo e migliore inizio per tutti perché fondato sulla grande festa della riconciliazione. Tra l’altro prevedeva la restituzione delle terre agli antichi padroni, la remissione dei debiti, la liberazione degli schiavi. Applicato alla lettera si trasforma in una situazione per ristabilire condizioni di parità nelle opportunità e avvantaggia tutti ponendo riparo alle sperequazioni frutto soprattutto di speculazioni, prepotenze, abusi, furti; più che mitica poesia, esso si rivela una ricetta per l’oggi a giudicare dal dibattito che vede impegnati in un significativo confronto Grecia e Germania circa debiti, riparazioni e condizioni per restituire prestiti.
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