Molto interessante il profilo che Bartolo Scandizzo ha dedicato al nuovo presidente “cilentano”della Corte Costituzionale, Giuseppe Tesauro. Interessante perché fatto di frequentazioni “professionali” (gli incontri sul sistema della comunicazione di massa) e di ricordi personali ancora molto vivi. A quegli incontri (Laurino,Piaggine) il neo presidente,allora giudice costituzionale voluto da Ciampi,partecipava da interlocutore semplice e non da relatore ex cathedra, con un tono colloquiale e coinvolgente proprio perché non ostentatamente sapienziale.A volte dava la sensazione che più che parlare gli interessava ascoltare. Questo suo modo di porsi l’ho ritrovato poco prima dell’estate, a Napoli, in casa di un medico molto noto. Come sempre accade in queste occasioni,si è formato un piccolo gruppo di amici che hanno incominciato a esprimere valutazioni sul tema prevalente,allora come oggi: la riforma della Costituzione. Ognuno diceva la sua,sulla base di ipotesi fra le più stravaganti. Tesauro ascoltava non rinunciando,di fronte a certe frasi, a un leggero sorriso (di comprensione,di pazienza?).Su un punto c’era accordo unanime:per la seconda parte della Costituzione,riguardante la struttura dello Stato,andavano cambiante molte cose (titolo quinto e altro). Ma sulla prima? Alcuni sostenevano che andava lasciata com’era. Ma proprio quel giorno, in un editoriale sul Corriere della Sera ,Ernesto Galli della Loggia sosteneva che anche la prima parte andava “aggiornata” e ripulita della retorica che la caratterizzava. Come dire:principi e valori sì,enfasi vetero-novecentesca no. Immancabilmente sotto tiro l’articolo I. Troppo retorico nel suo incipit “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro…”.Ecco,la parola lavoro suscitava le maggiori ironie. Ognuno dei conversatori proponeva la sua “riforma” e Tesauro ascoltava tutti. Anch’io,che facevo parte di quel piccolo gruppo,ascoltavo. Solo che uno degli amici volle a tutti costi che anch’io dicessi la mia. Tesauro mi guardò come a chiedermi di non esitare. Bene: ci pensai un po’ e poi mi venne da dire:”La prima parte dell’articolo 1,la modificherei cosi:l’Italia è una Repubblica democratica,per il resto cari Italiani (aggiunsi dopo una brevissima pausa) sono cavoli vostri… Superata la fase scherzosa,si parlò più seriamente della Corte Costituzionale. Fu allora che Tesauro (un presagio?) disse che al nuovo Presidente,da eleggere in agosto,sarebbe toccato un lavoro molto impegnativo.”L’ottanta per cento dell’attività che la Corte è costretta a svolgere,spiegò, consiste nel dover dirimere il conflitto che si sviluppa tra lo Stato e le Regioni,anche a causa della legislazione concorrente”. Bastò questo dato per capire come, con l’avvento delle Regioni, lo Stato aveva creato al suo interno venti micro-Stati che tutti i giorni gli fanno la guerra con enormi sprechi di denaro pubblico. Ora al presidente Giuseppe Tesauro, la cui “radice” cilentana è in gran parte la base territoriale della sua formazione umana e culturale, tocca l’arduo compito di essere riferimento immancabile per il Governo di Matteo Renzi che appare così deciso a restituire forza, prestigio e funzionalità allo Stato. Dopo tanti anni di logorroici dibattiti e di deprimente attesa.
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