Sembra sia passato soltanto un giorno, e invece è già un anno di tutto ciò.
Sono stati sprecati fiumi di inchiostro su quanto la nostra normalità sia stata violata, su quanto ci manchi la vita di prima e su quanto sia impossibile tornare al punto di partenza.
Questi discorsi sono il nostro pane quotidiano, inutile negarlo.
Però qui non ci interessa un discorso di respiro nazionale, non ci interessa tirare le fila della Storia con la S maiuscola, quella di cui parlava Elsa Morante. Ormai ogni nostra cellula ha assorbito senza questa nuova normalità, abbiamo avuto il tempo di processarla ma senza mai farla davvero nostra, e sicuramente un po’ di lucidità è mancata.
Voi ricordate dov’eravate, cosa stavate facendo quando la notizia del primo lockdown vi ha sorpresi? Mi rivolgo al popolo dell’entroterra, alle anime salve che poi salve non lo sono mai per davvero.
Quelle che vivono in punta di piedi sull’uscio di casa propria, che spiano la Storia dal buco della serratura.
Quegli spiriti che si sono sempre trovati esclusi da ogni discorso, una sera come tante hanno acceso la televisione a cena, tutti riuniti intorno alla propria tavola, e si sono trovati improvvisamente catapultati in quella Storia che avevano sempre sbirciato con paura e scetticismo.
“Chiudono tutto”, questa è stata la prima reazione delle anime salve, quelle che non sono perfette, non sono sempre comprensive ed equilibrate. Perché sono abituate a non farsi salvare da nessuno, a portarsi in salvo da sole perché nessuno le ha mai viste, nessuno ha mai gettato uno sguardo su quei corpi dell’entroterra.
E anche quel 9 marzo del 2020, le anime salve della Valle del Calore, del Vallo di Diano, del Cilento, della costa, dell’entroterra più interno e segreto, capirono che dovevano salvarsi da sole.
Lo hanno davvero capito tutte? Alcune sì, e hanno dato il massimo, vestendo anche abiti che non erano proprio comodi: le piccole botteghe di alimentari hanno cominciato a riempirsi di gente con la mascherina, che prima era di carta, pezzotta, poi ha cominciato a essere chirurgica, poi Ffp2.
I vecchietti sulle panchine, dapprima quando vedevano le persone con la mascherina, ridevano e pensavano “Marò, e che è arrivato Carnevale?”
Poi anche loro, hanno cominciato a indossarla, a capire come proteggersi e come proteggere gli altri. A capire la gravità di questo virus, a capire, coi loro esigui mezzi, che in ballo c’era la salute della comunità tutta.
C’è chi ha capito la situazione fin da subito, chi si è immolato sull’altare del sacrificio per la propria famiglia e per gli altri.
C’è chi ha rispettato le regole, chi invece non l’ha fatto. Chi ha capito che la gente stava morendo come tante mosche, chi invece se n’è fregato e ha continuato a portare avanti il proprio teatrino, a sentirsi parte di qualcosa, di una contro narrazione alternativa. Per darsi un tono o acquisire un’identità.
Non so voi, ma io dopo un anno dal primo lockdown continuo ancora ad avere le home dei miei social pullulanti di premi Nobel che hanno capito tutto della vita, a differenza di noi poveri fessacchiotti che pascoliamo come pecore.
Invece loro sì che hanno capito tutto, loro che magari non sono mai usciti dal paese se non per andare alla sagra della carcioffola fritta nel paese vicino (di solito, questa tipologia di persone esce di casa solo se può mangiare gratis o risparmiare qualcosa).
Loro sostengono che l’uso della mascherina sia un atto di violenza (anche il modo in cui loro usano i verbi è un atto di violenza ma nessuno glielo dice), un obbligo imposto dall’alto dal temibile Vicienz ‘o Sceriffo, visto come un grande Leviatano.
E vogliono dimostrarti che la mascherina è brutta e cattiva, e lo fanno pubblicando testi di scienziati “non asserviti al potere!”: io questi scienziati scomodi me li immagino tutti riuniti in un bunker in un posto inculato della terra, tipo il Tibet, l’Antartide o Pollena Trocchia in Campania.
Mi immagino questi scienziati che sfornano testi eretici: roba che al confronto, il testo di Galileo Galilei che fu messo nell’indice dei libri proibiti, era “Novella 2000”.
Ancora, questi soggetti sono soliti postare filmati che dimostrano che il coviddi può comunque ficcarsi nei buchi e negli interstizi della mascherina, come i virus del cartone animato “Siamo fatti così”, quel cartone che guardavamo durante le ore di educazione fisica a scuola.
Ma la cosa più bella di questi soggetti, è che se provi a fargli notare che sono pericolosi, che bisogna stare attenti a ciò che si scrive sui social in questo periodo storico, ti dicono che sei asservita al potere, che esegui le regole passivamente, che sei una maestrina. Sarebbero anche capaci di accusarti di essere l’amante di Vincenzo De Luca.
Dopo un anno, non siamo riusciti a portarci in salvo. Dopo un anno in cui abbiamo visto bare sfilare, persone morire come tanti birilli, come se una grande mano invisibile le atterrasse tutte, sarebbe meglio tacere.
Ma niente, forse non saremo mai davvero salvi.