di Oreste Mottola Da oltre due secoli la fortuna e le sfortune degli italiani con i tedeschi partono dalla pubblicazione del primo volume del “Viaggio in Italia” di Goethe. «Dalla penna di Wolfgang Goethe — dice il professore Marino Niola — è nato il mito dell’Italia come paradiso archeologico, ricchissimo di passato ma povero di futuro. Questo libro ci parla di noi, ma in parte questa immagine è stato proprio Goethe a inventarla». Metti una serata all’interno del tempio di Nettuno, con un antropologo culturale e un giovane studioso tedesco e poche decine di ascoltatori, tutti rapiti ed incantati dal contesto ambientale e dai discorsi di Niola e Zuchtriegel. Attiviamo la macchina del tempo. Goethe e il suo amico Kniep sono a Poseidonia, dopo aver attraversato località infide e con la tappa a Persano, a omaggiare Hackert e a ritrarsi inorriditi dalle stragi di selvaggina che il re e i suoi compivano fino a far diventar rosse le acque di un fiume Calore assai più rigoglioso di oggi: «Finalmente, incerti, se camminavamo su rocce o su macerie, potemmo riconoscere alcuni massi oblunghi e squadrati, che avevamo già notato da distante, come templi sopravvissuti e memorie di una città una volta magnifica». Da qui nasce la letteratura di paesaggio, il racconto del viaggio moderno. Un aspetto, quest’ultimo, ripetutamente sottolineato da Marino Niola: «È stato Goethe – sottolinea – a creare il mito dell’Italia come paradiso di arte e natura. Ha inventato lui questa immagine di noi, che forse è una condanna, che ci ingessa. I popoli del Mediterraneo si sono raccontati e si continuano a raccontare con gli occhi di uomini del Nord. Ecco le due Europa, quella dell’economia e quella relegata al suo passato, inerte come un oggetto. Però c’è una speranza, in quest’epoca post industriale si può creare una nuova forma di sviluppo. Sta a noi investire sul bello, ed il capolavoro del grande Wolfgang ci può fare da guida». Zuchtriegel non appare pessimista sulla situazione del paesaggio pestano che lui contrappone al “disastro” della Campania di Napoli e Caserta. “E mentre sono convinto che, oggi, a Goethe verrebbe un colpo letale se vedesse alcune aree da lui amate ed elogiate, forse a Paestum si rasserenerebbe: in somma, la malaria non c’è più, e i templi sono ancora inseriti in un contesto piuttosto “ameno”. Abbiamo dunque deciso di essere coraggiosi ed evocare la memoria del viaggio di Goethe con una serie di incontri, concentrati sul tema del paesaggio. Si comincia sall’interno del tempio di Nettuno, dove Goethe imparò ad apprezzare l’architettura dorica arcaica”. Passato e presente che convivono, è la cifra dell’innamoramento di Zuchtriegel per l’Italia, lo stesso di Goethe, «un osservatore dallo sguardo umano, attento non solo ai luoghi, ma anche alle persone, i contadini, i bambini. Un pensatore molto moderno, molto avanti nel suo definire il rapporto tra storia e territorio». L’impegno del giovane direttore tedesco non è solo eminentemente culturali. Lui il Parco archeologico lo sta aprendo al pubblico. Dopo i depositi è la volta dei templi. E’ già possibile visitare l’interno del tempio di Athena, gioiello del 500 avanti Cristo. Sono stati ultimati, infatti, i lavori di messa in sicurezza di uno dei templi meglio conservati dell’epoca greca, mentre ci si adopera ancora per rendere accessibile quella che è la più antica delle costruzioni del Parco Archeologico, la Basilica, per la quale si sta pensando a un percorso sperimentale, senza barriere architettoniche, che consentirà l’accesso a tutti i visitatori. Continua, dunque, il nuovo piano di fruizione dei templi, tra i progetti prioritari fortemente voluti dal direttore del Parco Archeologico di Paestum, Gabriel Zuchtriegel. «Aprire i templi è una sfida da portare avanti — conferma Zuchtriegel — sempre però rispettando i criteri di sicurezza, con il desiderio di donare a tutti i visitatori la sensazione unica che si ha entrando in un antico luogo di culto».
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