L’articolo che segue l’ha scritto Giorgio Mottola, originario di Albanella e brillante giornalista di Report, trasmissione che va in onda su Raitre. Pur vivendo a Roma da qualche anno, il giovane e coraggioso Giorgio continua a essere molto legato e interessato alle vicende della sua terra. In questi giorni anche lui assiste al paradossale attacco fatto dal gestore di un sito locale a uno dei giornalisti più noti in zona, Oreste Mottola, con minacce di deferimento all’Ordine dei giornalisti poiché diffamerebbe una collega. “Dal momento che io stesso ho mosso i primi passi nel giornalismo partendo dal vostro giornale, mi è venuto istintivo scrivere- sostiene Giorgio Mottola – alcune righe che spero le voglia pubblicare integralmente”. L’ultimo episodio rimanda a un articolo che azzera per giorni la vendita di pane locale accusato di contenere feci di topo. Oreste Mottola non nasconde la sua solidarietà agli imprenditori locali. Una storia lunga che il giovane giornalista di Report ricostruisce allungando lo sguardo agli ultimi tre, quattro anni. “Oreste non si è mai voltato dall’altra parte”, dice Giorgio.
di Giorgio Mottola
In almeno una ventina di paesi a sud di Eboli, la parola “giornalista” evoca nella mente di quasi tutti un solo nome, quello di Oreste Mottola. Eppure di giornalisti, più o meno famosi o più o meno falliti, in questi posti ce ne sono a bizzeffe. Il fatto è che, in quasi tutto il Cilento, Oreste è stato per quasi due decenni l’unico collettore di storie e di memorie, molto prima che andasse di moda la paesologia e che dilagassero i siti iperlocali. È per questo che ogniqualvolta un giornalista di una testata nazionale (da Gianantonio Stella, che lo ha citato in un paio di suo libri, agli inviati della Rai) si interessa di questo depresso e astruso lembo di terra, per avere una chiave di interpretazione, la prima cosa che fa è telefonare a Oreste Mottola. E lo stesso hanno fatto due o tre generazioni di giovani cilentani. Non appena qualche adolescente cominciava a coltivare la passione del giornalismo, prima ancora di scrivere il suo primo articolo, è a Oreste che si è rivolto. Ed è stato Oreste a concedere a decine di futuri giornalisti la fiducia e lo spazio su un giornale di carta. Anche io sono tra questi. Quando ho preso a scrivere per il più venduto quotidiano locale venivo pagato un paio di euro ad articolo. Non lasciava a desiderare solo la paga, ma anche la libertà. Potevo pubblicare, per 10 centesimi a riga, solo ciò che non comportasse problemi né ai politici né ai corrispondenti più anziani, che gestivano le pagine locali del giornale come feudi medievali. È stato Oreste Mottola a permettermi di pubblicare sui suoi giornali gli articoli che altri non accettavano nemmeno come proposta. Grazia ad Oreste, ho avuto la possibilità di non essere paralizzato dalla delusione e di innamorarmi per sempre di questo mestiere.
Un mestiere che Oreste Mottola ha esercitato sempre con grande onestà: con tasche e suole bucate. Non so se sia il più mite tra i coraggiosi o il più coraggioso tra i miti. Ma ricordo che è stato l’unico ad avere il coraggio di scrivere, senza nessuna autocensura, dei due più grandi scandali che hanno attraversato Albanella negli ultimi vent’anni. Vale a dire l’inchiesta Bufala Connection, dimostrazione di quanto la pratica dell’estorsione sia di casa nel nostro Comune, e l’operazione Chernobyl, con la quale abbiamo scoperto che alcuni nostri (ancora oggi rispettati) compaesani si fossero messi a fare i becchini di rifiuti tossici, scegliendo le nostre terre come cimitero. E ricordo anche che, in quelle occasioni, altri giornalisti o hanno girato la testa dall’altra parte, cominciando a scrivere solo quando era impossibile non farlo, o si sono impegnati a screditare le vittime. La colpa, ovviamente, non è dei singoli giornalisti. Esercitare una coscienza critica e indipendente non si può chiedere a tutti anche perché, tra l’altro, non tutti una coscienza critica e indipendente ce l’hanno. Il problema vero è nel rapporto perverso tra potere e giornalismo, che a livello locale si trasforma in un abbraccio ancor più asfittico e mortale. Nei giornali e nei siti locali è sempre più complicato cogliere la differenza tra informazione e ufficio stampa. Non sai mai per quale ragione ti venga propinata una notizia piuttosto che un’altra. E ci sono volte in cui non puoi avere alcuna certezza che quell’informazione sia vera. L’unica sicurezza è che ti è data la possibilità di leggere solo quelle informazioni che mai e poi mai danneggeranno realmente chi è al potere. E se il giornalismo non è indipendente, allora non è giornalismo e andrebbe trovato un altro termine per definirlo. Non basta un tesserino in tasca per definirsi giornalisti.