di Giuseppe Liuccio
“Il Patto del Fiume” ha accesso i riflettori sul Solofrone, uno dei corsi d’acqua sacri alla memoria storica di Paestum e della sua Kora. Fu il fiume della mia infanzia, perché nasce alle radici del monte Vesole, a Trentinara, mio paese di nascita.Il tema è stato ampiamente trattato nei suoi risvolti economici come progettualità di insieme nella prospettiva di uno decollo di un vasto territorio di pianura a trasmigrazione di media collina/monntagna.A me preme focalizzare, ancora una volta, l’attenzione sull’aspetto culturale, “nella consapevolezza che non c’è progresso economico e civile senza innestarsi su solide basi culturali”. E vorrei sottolineare, inoltre, che il Solofrone può vantare anche una bella e dignitosa pagina letteraria, scritta da Bernardino Rota, che fu colto umanista dell’Accademia Pontaniana di Napoli e poeta delicato e sensibile, come dimostrano le sue quattordici Egloghe Piscatorie, che denotano la chiara impronta dell’eredità del Sannazzaro. Fu “Signore” di Trentinara, Giungano e Convignenti. Anche per questo amò il Cilento e lo cantò nelle sue liriche in latino, una delle quali è dedicate appunto al Solofrone.Quelle liriche io le ho tradotte in endecasillabi in italiano nel lontano 1997(Galzerano Editore), con grande partecipazione emotiva, perché le acque di quel fiume mi regalarono schiere di girini e di ranocchi, vittime innocenti dei miei perfidi giochi di ragazzo. Mi piacerebbe, perciò, che la riscoperta e valorizzazione del fiume prevedesse, tanto per cominciar,.una artistica mattonella di ceramica colorata alla sorgente con su inciso quell’incipit arioso”…….. Solphon/qui vitreo exhilaras pinguia culta pede =…..O Solofrone/ che con acqua cristallina correndo rallegri i ricchi campi” Lo segnalo all’attenzione del sindaco, Rosario Carione, che conosco come sensibile ai fatti culturali. E sarebbe solo l’inizio di quella VIA DELLA LIBERTA’ da creare lungo il corso del fiume fino al salto ardito dirupante argento nella gloria della luce della cascata su Vallone di Tremonti, che, secondo una consolidata leggenda popolare con aggancio a pagine di storici autorevoli non smentiti o contraddetti, fu teatro dell’ultima battaglia di Spartaco, il liberto eroe ,che con la sua rivolta fece tremare tutta Roma.Scorre lento nella valle, il fiume, tra poveri coltivi di agricoltura di sussistenza con in cima alla collina il paese, il mio, aperto al mare e ai venti, in bilico sui dirupi che minacciano il volo sulla pianura. Nei giorni di scirocco l’acre della salsedine si posa sulle bacche di ginepri, lentischi e mirti, che arabescano di verde il bianco lunare delle pietre, anatre in cova ossificate dal tempo. La tramontana è carezza lieve di profumi:lavanda, erica, ginestre e rosmarino. Rotola giù dalle colline, intermittente, e si frantuma con l’eco sul greto ciottoloso dei torrenti . affluenti del fiume,(Peratiello, San Nicola, Voso) il campanaccio delle mandrie alla pastura .E’l’habitat naturale per ripercorrere un viaggio della fantasia, sull’onda della cultura, attraverso un percorso attrezzato che s’apra con l’inno alla libertà nella quotidianità della fatica del vuvere attraverso l’esortazione/insegnamento del grande Malcom X. “Nessuno vi può dare la LIBERTA’ Nessuno vi può dare l’uguaglianza e la giustizia. Se siete uomini. PRENDETELA” E continuare con versi o aforismi del tipo “Non invocare la libertà. Viverla” lungo un chilometro e passa fino al salto ardito nella gola di Tremonti dove risuona il grido di libertà di Spartaco, liberto-eroe, spentosi all’ultima battaglia appunto E sarebbe una straordinaria lezione di storia en plein air ed un esaltante viaggio geografico/etnoantropologico ,se fosse attrezzato con ampi fuori strada a semicerchio dotati di bacheche di legno, che esaltassero, attraverso un aforisma o un verso, un evento di storia delle tante rivoluzioni del territorio cilentano, da un lato, e la documentazione ragionata della flora e della fauna del territorio. ,secondo lo schema:” un fuoristrada con due bacheche, una con narrazione sintetica di episodi storici, introdotta da pillole di testi letterari, l’altra con narrazione arricchita di documentazione fotografica di flora e di fauna del territorio. Il paese si doterebbe, così, di un servizio utile, necessario, di grande valenza storica, geografica, didattica, che i turisti gradirebbero molto. ll paese è all’inizio di una bella avventura di attività turistica di buon livello. Può vincere la battaglia ed aprirsi all’industria della vacanza e dell’accoglienza se persegue la strada della originalità e della qualità dell’offerta, esaltano al massimo le risorse che già ha: Storia, bellezze paesaggistiche, tipicità enogastronomiche, folclore, tradizioni. E in questa direzione si inserisce a meraviglia la progettualità :IL VOLO,purchè arricchito anche questo da motivazioni culturali, di cui mi sono già occupato e su cui certamente ritornerò, come pure l’utilizzo del Vecchio Mulino, alimentato proprio dall’energia del Solofrone e che potrebbe e, secondo me, dovrebbe essere utilizzato come contenitore di un MUSEO NARRANTE, a dimostrazione di COME ERAVAMO. Un’altra bella pagina della nostra memoria storica, in cui c’è dentro una scheggia di memoria personale e collettiva di quelli della mia generazione, che utilizzavamo la “peschera” a ridosso del mulino, come rustica ed improvvisata piscina, a costo di romperci l’osso del collo. Oh, la tenera poesia della spregiudicata baldanza giovanile, in cui c’era tanto del sogno dello spirito rivoluzionario di Spartaco, di cui mi occuperò nel prossimo servizio dedicato alla seconda parte del corso del fiume, quello da Giungano alla foce nel “ mare greco” tra Paestum e Agropoli.