di Luigi Letteriello*
Mentre nel nostro Paese, in edicola viene diffusa la pubblicazione “Borghi magazine”, diretta ai lettori che vanno alla ricerca dell’autenticità e promossa dal Club “I Borghi più belli d’Italia”- l’Associazione d’identità aderente al circuito Res Tipica ANCI-, nel Cilento esplode la triste vicenda dei piccoli borghi del territorio che rischiano lo spopolamento ed il completo abbandono. Lo denuncia il settimanale locale UNICO che, in questo numero, anticipa uno stralcio dell’intervista rilasciata dal professor Francesco Bandarin, direttore generale della Cultura UNESCO, ad Energeo Magazine (www.energeomagazine.com), nell’ambito di una sinergia tra il periodico piemontese e il settimanale cilentano. L’architetto veneziano, teorico del recupero del patrimonio culturale dell’UNESCO, dall’ufficio parigino del quartier generale dell’UNESCO dovrà affrontare, tra le altre problematiche, anche quello del destino dei centri storici, che in Italia non ha mai, salvo casi ed esperienze singole, trovato una via di soluzione. E’evidente come esista, a livello mondiale, un’esigenza di predisporre politiche innovative per la messa in pratica di strategie di conservazione urbana, tenendo conto delle esigenze di modernizzazione e di investimento nelle città storiche senza comprometterne l’identità. Solo restando nell’ambito della World Heritage List, le città e i paesi caratterizzati da questo patrimonio (il Cilento è un classico esempio) sono una delle categorie più presenti e diversificate. L’approccio proposto a questo tema dall’UNESCO è contenuto nella Raccomandazione sul “Paesaggio Storico Urbano” (Historic Urban Landscape), adottata nel 2011. Questo documento, una vera e propria “Carta UNESCO” per le città e i centri storici, non vuole sostituire le dottrine o gli approcci di conservazione esistenti; anzi, è un ulteriore strumento per integrare le politiche e le pratiche di conservazione dell’ambiente costruito nei più ampi obiettivi di sviluppo urbano, individuando nella gestione del cambiamento la vera capacità di conservare il patrimonio culturale. In altre parole, nel riflettere simili principi, l’UNESCO ribadisce la necessità di scartare l’idea di conservazione a oltranza e suggerisce di governare la metamorfosi affinché assecondi lo spirito del tessuto storico dei luoghi. Conservazione quindi come fattore di sviluppo locale, o di continuità nella produzione o manutenzione delle tradizioni, anche economiche, locali. Questa la ricetta dell’UNESCO, che recentemente ha promosso il progetto bilaterale di ricerca Italia-Cina. Il risultato è che attualmente ci sono in Italia oltre 6000 centri storici, generalmente insediamenti piccoli ma di grande valore culturale totalmente abbandonati o prossimi all’abbandono. Realtà che si collocano prevalentemente tra il Centro e il Sud Italia, anche se il fenomeno è presente anche al Nord, specie nelle aree montane. Ha ragione il direttore di UNICO settimanale a proporre alla “governance” del Parco del Cilento, Vallo del Diano e Alburni l’urgente convocazione degli Stati Generali del Cilento, chiamando in causa gli stessi responsabili del Parco che, a sua volta, si fece promotore del riconoscimento UNESCO di Patrimonio mondiale dell’umanità (avvenuto a Kyoto nel 1998), fondata sui caratteri del paesaggio culturale e dell’eccezionale sistema di testimonianze storiche. Per questi motivi il Piano di gestione ha assunto come riferimento non solo quanto stabilito dalla legge 394/91, ma anche altri criteri di gestione del patrimonio, soprattutto attenti agli aspetti di “paesaggio vivente“, quali sono delineati nella Convenzione Europea per il Paesaggio, in una prospettiva di sintesi delle esigenze di tutela e valorizzazione degli aspetti naturali e culturali, con le esigenze di qualità della vita e di sviluppo locale delle comunità insediate. Vediamo le anticipazioni dell’intervista rilasciata ad Energeo Magazine da Francesco Bandarin, direttore generale per la Cultura UNESCO, il quale è anche Presidente dell’ANCSA, l’Associazione Nazionale dei Centri Storici Artistici, e anche in questa veste, dovrà affrontare la grave situazione. Il professor Bandarin fa una riflessione comune sulle città e i siti appartenenti alla Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, i quali possono costituire nuovi modelli su cui sperimentare e promuovere le politiche di conservazione e rigenerazione, con una visione fondata sulla tutela delle strutture sociali e su uno sviluppo economico basato sulla compatibilità degli usi e sulla sostenibilità. In particolare, come presidente dell’ANCSA, il Professor Bandarin ha affrontato la questione dei “centri storici” italiani, che rappresentano uno dei tratti maggiormente connotanti del nostro paese da un punto di vista culturale, sociale ed economico, ricordando che il 2016 è l’anno di Habitat III, conferenza mondiale delle Nazioni Unite sui temi dello sviluppo urbano. L’argomento “Centri storici e piani urbanistici” non è affatto esaurito, e forse merita un rilancio. L’ANCSA ha in preparazione un Libro Bianco sulla situazione delle città storiche in Italia, che sarà presentato nel 2016 in una Conferenza nazionale sul tema, dove si chiederà di illustrare non posizioni astratte ma conoscenze ed esperienze. Lo scorso novembre il Presidente Bandarin ha inviato una lettera aperta al Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi per avviare una discussione comune sulle iniziative e sulle politiche necessarie per preservare il patrimonio urbano. L’ANCSA fa appello al Presidente del Consiglio dei Ministri e a tutte le forze e le istituzioni culturali impegnate nella difesa del patrimonio per l’avvio di una riflessione comune sulle iniziative e sulle politiche necessarie per preservare il patrimonio urbano, in linea con la nuova Agenda urbana europea e con il ciclo di programmazione dei Fondi Strutturali 2014-2020. Il Governo, le Regioni e le Città costituiscono, infatti, gli interlocutori principali per l’avvio di questa riflessione e per la definizione di un quadro di azioni coerenti per la conservazione e la rigenerazione, vista la mole quantitativa e qualitativa del nostro patrimonio. “Oggi la sfida di chi amministra i centri storici –spiega Francesco Bandarin- è ancora non soltanto quella della conservazione delle sue strutture fisiche, ma quella di farli vivere coniugandone la necessaria tutela con l’opportunità di ospitare spazi qualificati di vita e lavoro, senza creare il rischio di ridurli a mere scenografie per turisti”.
*Energeo Magazine ha stretto una sinergia con Unico Settimanale al fine di divulgare i contenuti del periodico bimestrale che riguardano il territorio dell’Antica Lucania ( Magna Grecia) ai lettori del diffuso settimanale cilentano