di L.R.
Sono già trascorsi due mesi dall’inizio dell’anno della misericordia: dopo l’apertura della porta santa, quanti nel Cilento l’hanno attraversata trovando la Chiesa locale pronta a seguire e praticare l’insegnamento di Francesco?
Il papa ci sollecita di nuovo con il suo ultimo libro: Il nome di Dio è Misericordia per le Edizioni Piemme, tratto da un’intervista curata da Andrea Tornielli. Questi evidenzia l’incidenza del sano realismo nel guardare al proprio peccato per riconoscersi bisognosi di aiuto, perdono, misericordia, caratteristiche fondamentali dell’essere cristiani.
Durante la presentazione, Benigni ha definito Francesco un gioioso e misericordioso rivoluzionario, a suo giudizio l’atteggiamento giusto e necessario per tirare la Chiesa verso Cristo. Il Pontefice possiede il carisma di usare parole semplici e dirette per rivolgersi ad ogni uomo e ad ogni donna ed invitarli ad un dialogo intimo e personale.
In questo libro egli pone al centro della riflessione il tema della misericordia, da sempre perno della sua testimonianza. Il desiderio di raggiungere tutti, dentro e fuori la Chiesa, è un anelito che strugge Francesco, impegnato a fornire una risposta a chi cerca di dare un senso alla vita, a chi desidera percorrere una strada di pace e di riconciliazione curando ferite fisiche e morali. Ad una umanità inquieta e dolente – che attende di essere accolta e non respinta, in particolare gli ultimi, i poveri e gli emarginati, i disorientati, chi è lontano dalla fede – egli ricorda di appellarsi alla Misericordia. Il papa richiama episodi della sua esperienza pastorale per enumerare alcune delle ragioni che lo hanno indotto a promulgare l’Anno Santo straordinario; non disconosce la portata delle questioni etiche e teologiche, ma è fermamente convinto che la Chiesa non può sbarrare la porta a nessuno, sarebbe un tradimento del Maestro, che l’ha aperta a tutti.
Gesù prima ha abbracciato, poi ha invitato a non peccare più; su questa base si fonda la gioia raccontata in tante parabole. E’ la modalità con la quale Dio ci sorprende prendendo l’iniziativa, dinamica descritta nei Vangeli: l’abbraccio misericordioso del Padre e di Gesù viene sempre prima; esso ci aiuta a scoprire la nostra piccolezza. Nucleo centrale delle parabole di Gesù, questo tema è sempre presente nel pensiero e nell’azione di Francesco, il cui costante anelito é trascinare la Chiesa verso il Misericordioso, Figlio del Padre di tutte le misericordie, pronto ad infondere serenità, segreto della grazia cristiana.
Il giornalista Tornielli ha evidenziato un particolare estremamente significativo. Nell’elaborazione redazionale del materiale registrato egli ad un certo punto aveva così sintetizzato una affermazione del papa: “La medicina c’è, la guarigione c’è, se soltanto muoviamo un piccolo passo verso Dio”. Francesco ha sollecitato l’aggiunta “…o abbiamo almeno il desiderio di muoverlo”, espressione che il redattore aveva tralasciato. Queste poche parole rivelano l’intensità dell’azione pastorale del papa, attento ad uniformarsi al cuore misericordioso di Dio e, perciò, non lascia nulla d’intentato per raggiungere il peccatore.
Dio s’accontenta di uno spiraglio per poter donare il perdono; Egli ci attende a braccia aperte, è sufficiente un primo passo, come il figlio minore nella parabola, poi l’abbraccio coinvolgente è del Padre prodigo. Francesco fa capire che se non abbiamo la forza di compiere nemmeno questo gesto perché troppo deboli, per il cuore amorevole di Dio è sufficiente il desiderio di farlo. E’ già un inizio per consentire alla grazia di operare; infatti, Dio cerca ogni circostanza per venirci incontro, attende, pronto a prenderci per mano ed accompagnarci nel cambiamento anche se solo confusamente desiderato.
Un auspicio: l’ufficio cultura della diocesi organizzi la presentazione del libro-inchiesta reiterandola nei paesi come guida alle esperienze comunitarie collegate all’anno santo.