Egr. Dott. Taddei,
ho letto la Sua intervista al Corsera del 28 dicembre sulla riforma delle BCC. Sono Direttore di una BCC da 38 anni, sin dalla sua fondazione. Una BCC che è cresciuta costantemente e che non ha mai presentato un indice negativo. Penso possa bastare per accampare il diritto ad essere ascoltato su questa benedetta riforma delle BCC.
Non condivido assolutamente la Sua affermazione (non solitaria purtroppo) quando dice “adesso tocca alle BCC”. Quando Lei dice queste cose in costanza della forte polemica generata dalle 4 banche mette anche noi sulla graticola, senza che vi sia nessun nesso.
Che significa “adesso tocca alle BCC”? Tocca cosa? Quale colpa dobbiamo espiare?
Forse Lei non lo sa ma le BCC hanno, invece, molti meriti:
– intanto hanno alle spalle una storia gloriosa di ben 130 anni tutti di onorato servizio alle proprie comunità; non a caso siamo le banche più amate e più stimate dagli italiani;
– negli ultimi 7 anni abbiamo incrementato gli organici, le altre banche hanno fatto solo tagli di personale ed esuberi;
– negli ultimi 7 anni abbiamo incrementato i prestiti alla clientela, le altre banche hanno chiuso i rubinetti del credito;
– negli ultimi 7 anni abbiamo incrementato gli sportelli, altre banche li hanno ridotti drasticamente;
– le sofferenze delle BCC sono per lo più di piccolo importo non certo frutto di prestiti stratosferici e – forse – dolosi;
– da sempre le condizioni economiche praticate dalle BCC sono migliori di quelle praticate dalle grosse banche. Abbiamo sempre svolto nelle nostre Comunità una indiscussa e meritevole funzione di calmiere dei costi del credito. La cooperazione vince sulla finanza: lo dice spesso anche il Papa quando afferma che non deve comandare il capitale sugli uomini ma gli uomini sul capitale. Le nostre BCC, per statuto, non hanno scopo di lucro, non abbiamo dividendi da distribuire;
– le nostre banche fanno solo attività creditizia tradizionale, non sono banche d’affari, non sono banche dedite alla finanza;
– non abbiamo mai chiesto soldi allo Stato nè alle altre banche, al contrario le altre banche hanno creato problemi allo Stato ed hanno chiesto soldi alle BCC per risanare i loro bilanci. Le 4 banche in questione hanno ricevuto in questi giorni ben 225 milioni di euro dalle BCC mentre le nostre poche crisi le abbiamo sempre risolte all’interno e con sacrifici “domestici”. Scusate se è poco…
– gli amministratori delle nostre BCC non sono “piccoli banchieri” ma grandi cooperatori tant’é che i risultati delle nostre Banche (leggasi Core Tier 1) sono (guarda caso) superiori a quelli delle altre banche. Così facendo abbiamo costruito il terzo gruppo bancario italiano per patrimonio. Semmai piccoli banchieri sono gli altri!
– gli amministratori delle nostre BCC prendono in genere solo gettoni di presenza non compensi né prebende. Nella mia BCC i consiglieri percepiscono unicamente un gettone di presenza di euro 80 lordi per ogni seduta del CdA. Da noi gli amministratori lo fanno per passione e spirito di servizio, non certo per mestiere;
– da noi gli amministratori sono votati dai soci non scelti per appartenenza politica… e i risultati (non a caso) si vedono.
– insomma occorre convincersi che meriti o demeriti non sono riconducibili alla ragione sociale o alla dimensione della banca ma solo alla qualità delle persone. Questo afferma la casistica.
Potrei continuare a lungo su questi argomenti. Sono sicuro che anche Lei possiede l’onestà intellettuale per condividere questi meriti delle BCC. E allora se abbiamo dei meriti perché continuare a dire che le BCC sono troppe. Sarebbe più giusto dire che sono troppo poche… Tra l’altro le BCC alla fine del 2011 erano 411 oggi sono 360. Vi sono numerosissime fusioni in itinere per cui a fine 2016 saremo vicini alle 300 unità. Quindi è in atto un processo di aggregazioni virtuose e sostenibili che se invece fossero fatte per decreto, e non dal mercato, si avrebbe un effetto certamente deleterio e dirompente per il nostro movimento, a tutto vantaggio della concorrenza.
Ecco perché mi dispiace moltissimo sentir affermare che adesso tocca alle BCC come per dire: finora abbiamo castigato gli altri adesso castigheremo voi.
Mi dispiace ma non sono d’accordo con Lei su questo tema e, come me, non sono d’accordo 1.200.000 soci delle BCC, tutti i CdA delle nostre BCC, i 37.000 dipendenti del Movimento ed i 7.000.000 di clienti che abbiamo in Italia.
Mi preme dire che io sono stato sempre un elettore di centro-sinistra ma faccio fatica ad immaginare un Governo di centro-sinistra che vuole castigare le banche cooperative, le banche del popolo, le “banchine” per favorire le “bancone” i colossi del credito e dei default; un Governo che vuole sostituire le piccole repubbliche del credito a vantaggio delle monarchie finanziarie. In una scelta siffatta io ci vedo il primo passo per l’eliminazione del credito cooperativo all’insegna del tutto è mercato e tutto deve essere contendibile e scalabile;
faccio fatica a capire un Governo di centro-sinistra che vuole assecondare la ripresa dando campo libero alle grosse banche che praticano tassi alti sul credito alle piccole imprese. Le PMI e le famiglie hanno sicuramente meno potere contrattuale con le grosse banche e certamente più potere con le piccole banche;
faccio fatica a capire un Governo di centro-sinistra che dice di volersi adoperare per il Sud e pensa di toglierle le uniche banche che ancora hanno i loro centri decisionali al di sotto di Roma. Poi non veniteci a dire che al SUD il disagio sociale aumenta…Tra l’altro al SUD le PMI sono ancora più deboli e più bisognose di banche effettivamente locali, come testimoniano ampiamente le statistiche;
NON faccio fatica invece a capire che le BCC – col loro 14% di mercato bancario nazionale – fanno gola alla concorrenza e perciò vanno contrastate, vanno sparigliate, va creato il caos al loro interno. Solo a questo serve una siffatta riforma sull’onda emergenziale del momento, sull’onda del “facciamo di tutte le erbe un fascio”, solo a questo serve una riforma fatta contro le BCC. Preserviamo – invece – la biodiversità del sistema creditizio italiano. Ce lo chiedono gli Italiani.
Da ultimo, vorrei dire al responsabile economico del “mio” partito che la migliore riforma possibile deve prevedere l’adesione obbligatoria delle BCC ad un Gruppo con un capitale né troppo piccolo né troppo grande. Ogni BCC aderisce al Gruppo a mezzo di un patto di coesione che misuri l’autonomia di ciascuna in base al merito. Il Gruppo sia amministrato esclusivamente dai rappresentanti delle BCC virtuose.
Facciamo leggi semplici e smettiamola con questo diluvio normativo in ogni campo che azzera la fantasia e la creatività dell’uomo ma soprattutto non facciamo di tutte le erbe un fascio. In questo particolare momento lasciamo stare le BCC, nessuna urgenza ci insegue. Parlare di riforma delle BCC mentre è in atto questa polemica sulle banche serve solo a danneggiare le BCC.
Lasciamo passare questa bolla mediatica poi torneremo a parlare della riforma con maggiore conoscenza delle problematiche e con maggiore consapevolezza e condivisione.
La coincidenza temporale rischia di intorbidire la discussione e far passare il concetto che “piccolo” e “locale” possa diventare automaticamente e ingiustamente sinonimo di “rischioso” e “fragile”.
Il dibattito sulla riforma al nostro interno ha già generato una maggiore attenzione alla “sana e prudente gestione” che ci sta giovando di giorno in giorno…
Infine mi piacerebbe che Lei accettasse il mio invito ad un pubblico confronto sul tema della riforma: da tecnico a tecnico. In fondo la vita è strana. Io da 40 anni vivo e mi occupo di cooperazione di credito e non posso decidere del mio futuro, Lei probabilmente non si è mai occupato di questi temi ma ha avuto la fortuna di essere “nominato” da qualcuno e può aiutare a decidere su temi che non La riguardano direttamente ma possono cambiare la vita a milioni di persone… anche questo è l’Italia di oggi?. Auguri. Cordiali saluti.
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