Essere comunità, per una Capaccio-Paestum più responsabile. Più inclusiva. Più matura. Più aperta. Più attenta ai beni comuni. Questa è la sfida da affrontare. La cultura ne è parte fondante.
Gli avvenimenti relativi al Museo del Grand Tour che hanno coinvolto anche l’Associazione Agorà dei Liberi di Capaccio ancora una volta evidenziano come sia difficile fare cultura nel nostro territorio.
Per troppo tempo la bellezza della città antica ha fatto da alibi per mascherare il progressivo impoverimento socioculturale del territorio che ha prodotto solo un micro-localismo identitario di borgata, miope ed asfittico che mal si concilia con le potenzialità, in gran parte inespresse, e la ricchezza dei luoghi.
Si è addirittura rischiata “una guerra” tra proposte culturali ed operatori culturali costretti a contendersi i pochi spazi pubblici disponibili.
Chiude il Museo del Grand Tour, come alcuni anni fa fu costretto a chiudere il MMMAC (Museo Materiali Minimi Arte Contemporanea) che aveva sede a Paestum -località Santa Venera-, viene eliminato il museo della ceramica realizzato nella stazione di Paestum a cura dell’Archivio Laboratorio di Sergio Vecchio.
Numerose associazioni operanti nei settori della solidarietà, dell’ambiente, dei servizi sociosanitari svolgono le loro attività prive del necessario supporto istituzionale che si manifesta solo in modo episodico e pertanto poco efficace. Si avverte la mancanza di un agire comune, di luoghi di confronto e di crescita: consulta delle associazioni, albo delle associazioni, casa comune delle associazioni, osservatorio sulla salute e sulle violenze sono solo alcuni esempi di strumenti che sarebbero utili alla comunità, a patto che una volta istituiti potessero sviluppare la loro progettualità senza condizionamenti.
Le cupole geodetiche sono di nuovo in fase di smontaggio. Sarà definitivo? E dove saranno allocate? Con quale progettualità? Non si sa.
Lo scorso febbraio in un pubblico incontro abbiamo vanamente chiesto, che l’Amministrazione comunale aprisse un confronto tra associazioni, operatori culturali, imprenditori, comitati, portatori di interessi collettivi, sul tema delle assenze e delle presenze nel nostro territorio.
Non resta che ripeterci e riproporre la necessità di creare una rete culturale che sia capace di pensare globalmente e di agire localmente.
Capaccio capoluogo e il Parco Archeologico costituiscono i due poli da cui partire per creare la rete che deve includere, tenendo conto delle singole specificità, tutte le borgate.
È un peccato constatare che uno straordinario capitale umano che opera in base ai principi del volontariato e quindi della gratuità dell’azione per il bene comune non sia adeguatamente valorizzato.
È compito delle Istituzioni creare le condizioni affinché la nostra realtà socioculturale possa contribuire in maniera più incisiva alla crescita della comunità.