5 Aprile 2020, questa festività a noi cara quest’anno non sarà possibile festeggiarla.
Domenica delle Palme, oggi più che mai dobbiamo ricordare la storia che porta con se questa festività e la liturgia che verrà celebrata per sentirci tutti molto più uniti.
La storia di questa festività è osservata da cattolici, ortodossi, protestanti;
Nel cristianesimo, la Domenica delle Palme è la domenica che precede la Pasqua. In questo giorno si ricorda il trionfale Ingresso a Gerusalemme di Gesù, in sella a un asino e osannato dalla folla che lo salutava agitando rami di palma. Nella forma ordinaria del rito romano essa è detta anche domenica De Passione Domini (della passione del Signore).
Nella forma straordinaria la domenica di passione si celebra una settimana prima, perciò la Domenica delle palme è detta anche “seconda domenica di passione”.
FONTE: WIKIPEDIA
La storia, non sempre è stata ricordata negli ultimi anni, soprattutto tra giovani, per il ritmo frenetico che la vita quasi ci obbliga ad avere, anche in festività che come da tradizione vanno da secoli festeggiate.
Quest’anno abbiamo il tempo di ricordare, di imparare la nostra storia.
Come da consuetudine nei giorni domenicali e anche in giorni festivi, in ogni Chiesa del territorio verrà letta e spiegata la liturgia che ci accompagnerà in questa giornata.
Per chi non avrà tempo di seguire le dirette streaming delle reti “Stile tv ” e “Radio Diffusione Calore” vi riportiamo di seguito la liturgia della domenica delle Palme.
“ È allo stesso tempo l’ora della luce e l’ora delle tenebre.
L’ora della luce, poiché il sacramento del Corpo e del Sangue è stato istituito, ed è stato detto: “Io sono il pane della vita… Tutto ciò che il Padre mi dà verrà a me: colui che viene a me non lo respingerò… E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto mi ha dato, ma lo risusciti l’ultimo giorno” (Gv 6,35-39). Come la morte è arrivata dall’uomo così anche la risurrezione è arrivata dall’uomo, il mondo è stato salvato per mezzo di lui. Questa è la luce della Cena.
Al contrario, la tenebra viene da Giuda. Nessuno è penetrato nel suo segreto. Si è visto in lui un mercante di quartiere che aveva un piccolo negozio, e che non ha sopportato il peso della sua vocazione. Egli incarnerebbe il dramma della piccolezza umana. O, ancora, quello di un giocatore freddo e scaltro dalle grandi ambizioni politiche.
Lanza del Vasto ha fatto di lui l’incarnazione demoniaca e disumanizzata del male.
Tuttavia nessuna di queste figure collima con quella del Giuda del Vangelo. Era un brav’uomo, come molti altri. È stato chiamato come gli altri. Non ha capito che cosa gli si faceva fare, ma gli altri lo capivano? Egli era annunciato dai profeti, e quello che doveva accadere è accaduto. Giuda doveva venire, perché altrimenti come si sarebbero compiute le Scritture? Ma sua madre l’ha forse allattato perché si dicesse di lui: “Sarebbe stato meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”? Pietro ha rinnegato tre volte, e Giuda ha gettato le sue monete d’argento, urlando il suo rimorso per aver tradito un Giusto. Perché la disperazione ha avuto la meglio sul pentimento? Giuda ha tradito, mentre Pietro che ha rinnegato Cristo è diventato la pietra di sostegno della Chiesa. Non restò a Giuda che la corda per impiccarsi. Perché nessuno si è interessato al pentimento di Giuda? Gesù l’ha chiamato “amico”. È veramente lecito pensare che si trattasse di una triste pennellata di stile, affinché sullo sfondo chiaro, il nero apparisse ancora più nero, e il tradimento più ripugnante? Invece, se questa ipotesi sfiora il sacrilegio, che cosa comporta allora l’averlo chiamato “amico”? L’amarezza di una persona tradita? Eppure, se Giuda doveva esserci affinché si compissero le Scritture, quale colpa ha commesso un uomo condannato per essere stato il figlio della perdizione?
Non chiariremo mai il mistero di Giuda, né quello del rimorso che da solo non può cambiare nulla. Giuda Iscariota non sarà più “complice” di nessuno. “
Dopo aver riportato la storia e la liturgia che in questa giornata ci accompagnerà, il pensiero va a tutte le persone che in questa grave emergenza sanitaria stanno combattendo contro questo nemico invisibile, ma anche a tutti noi che non perdiamo mai la speranza che tutto finirà nel breve tempo possibile.
Non è possibile definire quando il Covid-19 smetterà di essere presente nelle nostra vita, non è possibile stabilire giorno, data e ora di quando riusciremo insieme come prima, ad abbracciarci, viaggiare come prima; l’unica cosa possibile da fare oggi è non smettere di aiutare il prossimo, soprattutto in questo momento, rallegrare le vite altrui, stringerci virtualmente in tutto il mondo e augurarci una serena Domenica delle Palme.
Da parte di tutta la redazione di Unico il Settimanale, vi auguriamo una serena giornata in famiglia, e che la speranza sia sempre nei vostri cuori.
5 Aprile 2020, Buona Domenica delle Palme.