Il tuffatore
Il tuffatore preso au ralenti
disegna un arabesco ragniforme
e in quella cifra forse si identifica
la sua vita. Chi sta sul trampolino
è ancora morto, morto chi ritorna
a nuoto alla scaletta dopo il tuffo,
morto chi lo fotografa, mai nato
chi celebra l’impresa.Eugenio Montale da Diario del ‘71 e del ‘72
di Oscar Nicodemo
Per due giorni, 20 e 21 novembre scorsi, il Museo Nazionale Archeologico di Paestum, tramite la kermesse “Il vino del tuffatore”, si è aperto alla sperimentazione soggettiva della visita. Il turismo culturale, infatti, se è diventato la prima industria al mondo lo deve molto alla sfera intimistica del visitatore, che attraverso la propria individualità stabilisce con i reperti storici, l’arte e la cultura una relazione che include sentimento e conoscenza, coscienza e umore. In questa ottica è da inquadrare l’originale iniziativa organizzata dalla direzione del museo pestano. Quindici aziende vitivinicole divise tra Campania, Marche, Sicilia e Toscana, hanno allestito il loro “banchetto” nella sala dei Santuari, dove compiaciuti visitatori hanno degustato i loro vini. Un evento del tutto unico, che attraverso la visione dell’arte antica, permeata da una percezione gustativa, ha trasformato il museo in un luogo conviviale, senza snaturarne le finalità di contenitore culturale.
“Il museo – afferma il Direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel – è stato per secoli il simbolo dello spirito Apollineo, ovvero di quell’approccio razionale e oggettivo tipico dell’età del lume. Con il ‘Vino del Tuffatore’ vogliamo fare un passo verso il museo dionisiaco, dove c’è spazio anche per l’esperienza soggettiva e l’ebbrezza dell’arte. Spesso, del museo si ha l’idea di un luogo silenzioso e oscuro. La nostra iniziativa ha dimostrato, invece, cosa voglia dire, in concreto, vivere l’arte e l’archeologia con pienezza.”
Un momento distintamente scientifico l’ha offerto la sessione speciale “Il vino nell’archeologia”, dove le relazioni di Angela Pontrandolfo, Maria Luisa Catoni e Massimo Osanna hanno dato luogo ad un percorso di conoscenza apprezzato tanto dagli addetti ai lavori che da un pubblico di appassionati. Nello specifico, la prof. Pontrandolfo, dell’Università di Salerno, ha argomentato sull’immagine del Tuffatore e la sua ricezione nella cultura contemporanea, sottolineando come la pittura funeraria rinvenuta da Mario Napoli abbia ispirato fior di poeti, registi e filosofi, che hanno stretto con essa un legame sintomatico. Tra questi, certamente Eugenio Montale, Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir. La docente di Storia dell’arte antica e archeologia ha rivelato che la coppia di intellettuali francesi, dopo essere stati per la prima volta a Paestum, non poterono fare a meno di tornarvi, puntualmente, ogni anno. Mentre la prof. Maria Luisa Catoni, dell’Institute for Advanced Studies, di Lucca, ha brillantemente descritto i canti e le immagini del simposio greco. Il Soprintendente di Pompei, Ercolano e Stabia, invece, Massimo Osanna, ha dissertato sul vino dei principi italici, anche in relazione agli scavi di Torre di Satriano, in Basilicata.
E, infine, inserendo una nota ad uso e consumo degli esteti del marketing, ci piace sottolineare, anche in considerazione della semplicità che ha distinto l’iniziativa, come il vino, o qualsiasi altro prodotto, possa assumere, se raffigurato e raccontato dalla cultura del territorio di provenienza, un codice morale di genuinità.