di Lucio Capo
Mentre la Sicilia boccia “Ecomostro dei fondali” di Ragusa, in Campania, gli attivisti dell’operazione #NOTONZ, continuano la loro battaglia contro lo scellerato progetto dei 42 pennelli che la ex Provincia di Salerno, vuole costruire tra Pontecagnano e Paestum.
In Sicilia,le più belle spiagge della Costa Iblea non verranno distrutte dalle 23 barriere sommerse… per ora! Lo scellerato progetto, dal costo di 5 milioni di euro, era stato promosso dal Comune di Scicli, sciolto per mafia. Sconcertante è la sfilza di autorizzazioni, tra cui quella della Sovrintendenza di Ragusa, che aveva dato parere positivo in spregio al Piano Paesaggistico, che essa stessa aveva prodotto. Autorizzazioni di compatibilità “rilasciate con motivazioni dubbie e analisi ambientali discutibili” secondo gli ambientalisti di Ragusa. Sono stati gli stessi attivisti di Legambiente, con un documento tecnico approfondito, insieme alle valutazioni critiche del Settore Riserve naturali e del CPS della provincia di Ragusa, a far sì che il servizio di Valutazione d’Impatto Ambientale (V.I.A.) bocciasse il megaprogetto denominato “Ecomostro dei fondali”. “Un progetto – secondo Legambiente – partorito negli ambienti della speculazione edilizia, in un’area in cui sono presenti una Riserva Naturale e due Siti d’Importanza Comunitaria (S.I.C.). Bocciato un progetto inutile e nefasto non solo per l’ambiente ma anche per i conti pubblici”. “Per Antonino Duchi, di Legambiente, questa vicenda, dimostra che quando ci si attiva in tempo e con elementi tecnici e scientifici si ottengono risultati concreti in difesa del paesaggio. Stupisce che nell’iter autorizzativo nessun Ente (a parte la Riserva Naturale) abbia evidenziato le falle del progetto che semplici volontari sono stati in grado di mettere in evidenza. Sotto l’incompetenza, probabilmente, si nasconde qualcosa d’altro”. Ora, molto probabilmente, questo “ qualcosa d’altro” è patrimonio comune anche del Grande Progetto “Interventi di difesa e ripascimento del litorale del Golfo di Salerno” con l’illusione di contrastare l’erosione costiera. Un mare di milioni, precisamente 70 milioni, che la Regione Campania vuole, buttare letteralmente a mare, per sfigurare 37 km di litorale, tra Pontecagnano e Paestum. Un progetto che peggiorerà la qualità dell’acqua del mare, che distruggerà le residue dune fiorite, che spegnerà definitivamente l’economia turistica. 1,2 milioni di tonnellate di massi di calcare da scavare, massacrando svariate colline della Basilicata e dell’Irpinia. 40 massicciate, profonde 150 m., che dalla spiaggia penetreranno il mare lungo 30 km di costa. 80 mila viaggi di camion e 14 milioni di chilometri da percorrere. 3 milioni di litri di gasolio da consumare. 7 mila tonnellate di CO2 emessa. 10 mastodontici cantieri, da realizzare in mare e sulle spiagge. Questi sono i numeri di un disastro annunciato e non sono in discussione. Si vuole combattere l’erosione costiera con massicciate, barriere rigide e celle chiuse… “ Come può uno scoglio arginare il mare”… dice il Poeta. Ma una pletora di RUP, scienziati, politici ed assessori difendono l’indifendibile, arroccati sulle proprie posizioni, mostrandosi totalmente sordi alle istanze ed a soluzioni alternative, che provengono dal Comitato Rinascimare, dall’operazione #NOTONZ, da Legambiente, dal WWF, da L’Altra Italia, da Sel, dai portatori d’interesse, dalla Riserva Foce Sele Tanagro, proposte riassumibili nei seguenti punti:
– Eliminazione delle opere rigide, celle e barriere soffolte, che in altri contesti si sono rivelate inefficaci e non risolutive.
– Ripascimenti morbidi e arretramenti nei punti in cui la spiaggia è estremamente limitata e il mare prossimo a strutture antropiche come lungo il litorale di Pontecagnano.
– Arretramento nella parte retrodunale delle strutture balneari nelle aree dove la fascia pinetata è ancora molto ampia.
– Riordino urbanistico, incremento dei servizi, riqualificazione ambientale e sociale della fascia pinetata.
– Ripristino delle portate solide dei fiumi.
– By-pass sulla diga di Persano.
– Ricostruzione, tutela e salvaguardia delle dune e della vegetazione psammofila.
– Applicazione delle Direttive Habitat e della Direttiva Uccelli
– Piano di gestione dei Siti d’Importanza Comunitaria (S.I.C.) e del Zone Protezione Speciale (Z.P.S.)
– Applicazione immediata del deflusso minimo vitale sui fiumi Irno, Picentino, Tusciano e Sele.
– Riorganizzazione e potenziamento dei sistemi di depurazione.
– Verifica dello sfruttamento della falda, specialmente nelle aree di costa oggetto degli interventi, dal momento che l’abbassamento della falda acquifera rappresenta uno degli elementi aggravanti del fenomeno erosivo. Le cause dell’erosione costiera della Piana del Sele sono: gli abusi edilizi che hanno cancellato le dune, i prelievi illegali di detriti e di sabbia dai fiumi, l’artificializzazione degli alvei e degli argini, le briglie e gli sbarramenti, lungo i corsi d’acqua. Si pensa di contrastare l’erosione costiera, con gli stessi mezzi con cui si è alimentato il fenomeno: artificializzazione, prelievo e utilizzo di risorse naturali, mancata pianificazione del territorio e incapacità di manutenzione. Si pensa di contrastare l’erosione costiera, con un progetto privo di sistematicità e di prospettive, in cui il sistema dunale e la sua conservazione, che naturalmente proteggono la spiaggia dall’erosione, non viene tenuto in nessun conto. Si pensa di combattere l’erosione costiera, con un progetto in contrasto con le politiche comunitarie europee e con quanto raccomandato dai massimi esperti di erosione costiera che sconsigliano le strutture rigide. Si pensa di combattere l’erosione costiera, facendo inutili e dannose, invece, “NON PERDIAMO L’OCCASIONE”, utilizziamo i 70 milioni di euro per ridisegnare la fascia costiera, valorizzandone la bellezza, liberandola dagli abusi, creando le basi per un turismo responsabile.