La dimensione demografica non è un difetto, lo spopolamento lo è. Ma lo spopolamento non è una sorte ineluttabile. IL Parlamento ha approvato la legge che finalmente sancisce la specificità dei piccoli Comuni, si fissa il principio basilare che questi centri hanno bisogno di politiche differenziate e di sostegno specifico rispetto alle loro peculiarità. E si mette un passo fondamentale per invertire la tendenza.
La legge appena approvata mette a disposizione i primi fondi mirati, 155 milioni, e individua criteri precisi per la loro ripartizione tra i Comuni e i territori con particolari criticità: Comuni in aree con dissesto idrogeologico, con decremento della popolazione residente, con disagio insediativo, con inadeguatezza dei servizi sociali essenziali. Dà cioè gli strumenti per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli Comuni e per la riqualificazione e il recupero dei loro centri storici.
I primi cento milioni stanziati, sono destinati al finanziamento di investimenti per tutela dell’ambiente e beni culturali, mitigazione rischio idrogeologico, salvaguardia e riqualificazione urbana dei centri storici, messa in sicurezza di infrastrutture stradali e istituti scolastici, promozione e sviluppo economico e sociale, insediamento di nuove attività produttive.
La legge sui piccoli Comuni è soltanto l’inizio di un percorso. Nel testo approvato ci sono le agevolazioni per garantire il presidio degli uffici postali, c’è il sostegno alla banda ultra larga, l’acquisizione di case cantoniere e stazioni ferroviarie e anche fondi per scuole, strade, e tutela del territorio.
Dopo lo stato, però, tocca ai sindaci e, dove esistono, ai corpi intermedi che hanno specifiche missioni … come nel caso del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni, il parco più antropizzato d’Italia.
Purtroppo, c’è un evidente scollamento tra la governance dell’ente e la classe dirigente che amministra gli 91 comuni che hanno territorio compreso nel perimetro del parco e nelle aree contigue.
Un elemento evidente sta nel fatto che si possono contare i comuni che ancora accolgono residenti e visitatori con la cartellonistica che indica l’appartenenza al Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni (PNCVDA). Ognuno di essi ha scelto di affidarsi ad improbabili cartelloni che non hanno una specifica caratterizzazione né danno indicazioni ai chi arriva di trovarsi nell’area del PNCVDA.
Eppure, mai come in questo caso, i componenti del direttivo dell’ente, provengono dai comuni e dovrebbero avere una certa considerazione tra i colleghi che li hanno investiti della responsabilità di amministratori dell’area protetta.
Forse vale la pena di ricordare chi sono i componenti del direttivo che ha come presidente Giuseppe Coccorullo, nominato dal ministro Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente, con l’accordo di Vincenzo De Luca, presidente della regione Campania. Con loro sono stati nominati Costabile Spinelli e Luisa Maiuri e Chiara Ianni di Castellabate; Elena Anna Gerardo, sindaca di Alfano; Carmelo Stanziola di Centola Plinuro; Rosario Cairone sindaco di Trentinara, Domenico D’Amato sindaco di Petina, Francesco Bellomo esponente di Fratelli D’Italia di Atena Lucana. Ad assistere presidente e consiglio c’è Romano Gregorio come direttore che è anche sindaco di Laurino, oltre ad essere la memoria storica del parco essendo stato vice direttore sia con Domenico Nicoletti sia con Angelo De Vita.
Si tratta, dunque, di un consiglio “autarchico” che avrebbe tutto l’interesse a tenere collegamenti stretti con i colleghi sindaci che li hanno eletti e con i territori che, bene o male, rappresentano.
Invece, appare evidente che lo scollamento è giunto ad un punto di non ritorno: se un tempo, da un lato, c’era gente che credeva nella missione e nella funzione strategica del PNCVDA; e dall’altro lato, chi non ha mai condiviso la necessità di imporre i vincoli, che la creazione di un’area protetta comporta come avviene negli altri parchi nazionali e regionali, è stato “ferocemente” contrario; oggi appare evidente l’indifferenza che cittadini e imprese dimostrano nei confronti dell’ente e di chi lo amministra e gestisce.
Eppure, sull’area sono arrivate risorse ingenti, sia direttamente all’ente Parco sia per progetti specifici finanziati a livello nazionale: Sanza, come piccolo comune destinatario di 20 milioni di Euro con altri piccoli comuni: uno per regione e province autonome.
Il Decreto Ministeriale n. 453 del 7 giugno 2022 ha assegnato in totale 761.866.602,09 per consentire la realizzazione di Progetti pilota che dovrebbero rigenerazione culturalmente, socialmente ed economicamente i borghi a rischio abbandono o abbandonati situati nelle Regione e Province autonome.
La seconda partita (linea B) riguarda 289 comuni che potranno finanziare la realizzazione di progetti locali di rigenerazione culturale e sociale di borghi storici: i 289 “confratelli minori” si divideranno quello che resta della dotazione per un totale di euro 398.421.075,00! Tra questi il comune di Atena Lucana con €1.600.000,00; il comune di Pisciotta con€1.600.000,00; e il comune di Sessa Cilento, con €1.600.000,00.
L’ultimo invito a fare “insieme” è arrivato nel mese di settembre e a consegnarlo è stato il vice presidente della regione Campania, Fulvio Bonavitacola: €250.000,00 per ogni cinque comuni che si aggregano progettando insieme un percorso condiviso di sviluppo turistico anch’esso potenzialmente finanziato. Bonavitacola lo ha fatto presso il Centro della Biodiversità, in località Montisani di Vallo della Lucania, un gioiello architettonico che, come altre strutture realizzate dal Parco nei comuni compresi nel suo perimetro, è abbandonato a sé stesso senza che nessuno pensa ad attivare il progetto per cui era stato realizzato: Centro Internazionale per lo studio della biodiversità!
L’elenco dei finanziamenti arrivati nell’area parco potrebbe continuare … ma non è questo l’obiettivo di questo scritto.
In verità, questo articolo avrebbe l’ardire di richiamare “chi di dovere” di rispettare i “vincoli” del mandato ricevuto quando si sono battuti per ottenere la carica che ricoprono … sia per nomina sia per elezione diretta.
Sono loro che, per onorare le cariche che hanno inseguito e lottato per conquistarle, dovrebbero caricarsi sulle spalle la responsabilità che comporta il ruolo per il quale si sono battuti come leoni per assumerlo su sé stessi.
Sono gli stessi che di fronte all’immane problema di dare un futuro ad una “regione” prigioniera di una “provincia”, non possono negare a chi vi vive il diritto ai “diritti” essere guidati verso il futuro che da oltre venti anni la storia a voluto assegnare all’area compresa nel perimetro del PNCVDA.
Una “regione” che ha già dimostrato di saper attrarre oltre 5 milioni di turisti all’anno e conquistare il primo posto tra i dieci parchi più belli d’Italia nella speciale classifica del 2024, non può vedersi negato un futuro che, anche volendo, è strettamente legato alla sua vocazione ambientalista e al ruolo di presidio culturale assegnatogli dalla storia millenaria che il destino gli ha conferito: si tratta di un territorio destinato a più alti destini.
Nonostante la precaria realtà presente e per quello che non siamo riusciti a fare in passato, si rende necessario che la Comunità del Parco, in cui siedono tutti i sindaci dei comuni, prendano in mano il destino di un’area che loro stessi si sono candidati ad amministrare e riscattare.
Per questo facciamo nostro l’appello che con un “grido di dolore” ha fatto Michele Albanese con il progetto “Ulisse” incamminandosi sull’unica strada possibile: mettendoci la “faccia” oltre che le risorse … https://www.unicosettimanale.it/progetto-ulisse-un-impatto-concreto-su-giovani-e-famiglie/ ;
La stessa che ha già intrapreso, se pur con altre modalità, Rosario Pingaro, con il progetto “Accademy” https://www.unicosettimanale.it/convergenze-spa-benefit-premia-altri-11-giovani-che-hanno-frequentato-lacademy-di-trentinara/
In fondo, si tratta solo di mettersi al passo con la realtà che, con o senza l’impegno dell’ente Parco, non sa e non può restare immobile e si muove nella direzione che le fa “strada”!