Pensavamo che fosse un Parlamento e invece era un “calesse” sul quale si sono accomodati soggetti senza un’anima politica ma con molti interessi da difendere tranne quelli legittimi della nazione.
La priorità dell’Italia era arrivare alla scadenza naturale della legislatura concedendo tempo al governo Draghi, voluto e votato dalla stragrande maggioranza dei parlamentari, il tempo necessario per portare a termine il programma concordato con i partiti e validato dal capo dello stato Sergio Mattarella: redigere e approvare tutte le leggi e i relativi regolamentari attuativi prescritti per avviare il PNRR (Piano Nazionale di Rinascita e Resilienza): pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione e competitività.
Gli investimenti aggiuntivi deliberati dall’Unione Europea sono di 222,1 miliardi di Euro ottenuti dall’UE.
A complicare le cose e, forse, a modificare l’atteggiamento di alcune forze politiche, è intervenuta la crisi tra Russia e Ucraina con l’invasione della prima a danno della seconda.
Per la prima volta nella nostra storia recente sia l’economia sia l’opinione pubblica aveva trovato in Draghi un primo ministro in grado di traghettare il paese oltre la crisi sistemica dovuta ad un sistema politico che continuava ad avvitarsi su sé stesso fin dalla caduta della 1^ Repubblica.
Il governo Draghi, composto da ministri tecnici scelti da Draghi e politici indicati dai partiti che avevano risposto positivamente all’appello di Mattarella, stava svolgendo a pieno il programma che prevedeva di portare l’Italia fuori dalla pandemia e di predisporre le riforme concordate e prescritte per poter ottenere i 222,1 miliardi di Euro previsti per risollevare e ammodernare l’intero sistema produttivo e sociale della nazione.
Nessuno crede che dopo le elezioni, chiunque vinca, l’Italia sarà in grado di fare meglio di come abbia fatto l’attuale governo sia relativamente al PNRR sia in merito alle decisioni prese insieme agli alleati della NATO e ai partner dell’Unione Europea.
Pertanto, il voto è solo un’esercitazione retorica per ricomporre le forze in campo e per mettere le mani sul del processo economico in atto prima che potesse sviluppare le prime ricadute sul sistema Italia modificando la percezione che la nazione ha di sé stessa in senso più positivo ed europeo.
Ovviamente, sarà difficile che partiti da sempre contrari all’Euro e che fanno fatica a collocarsi nel processo di integrazione dell’Europa possano invertire la rotta tracciata da Mario Draghi e avallata da Mattarella; Al contrario, probabilmente potranno rendere il percorso più travagliato e arzigogolato fino a farci correre il rischio di aprire una crisi di sistema nel paese. Il rischio concreto è quello che potranno farci ricadere nel vortice delle polemiche interne fino a renderci, ancora una volta, inaffidabili nei confronti delle nazioni europee con le quali nel dopoguerra ci incamminammo sulla strada della pace alimentata dal comune desiderio di fare dell’Europa una comunità democratica per sempre!
Potrebbe accadere, come è già successo in altre occasioni che, nonostante le promesse roboanti antisistema e anti EURO, anti EU, anti NATO, anti BCE … che porterebbero l’Italia in un territorio sconosciuto dai tempi della caduta del fascismo, tutto si riduca ad una estenuante trattativa con i partner con i quali abbiamo costruito l’Europa che conosciamo da oltre 50 anni.
Rimarrà, però, l’amaro in bocca di tornare ad essere trattati come nazione inaffidabile come l’Ungheria invece di rimanere nel gruppo dei paesi fondatori che decisero di puntare ad una forte integrazione tra stati sovrani che da oltre 2 secoli hanno combattuto tra loro senza soluzione di continuità con il risultato di decine di milioni di morti.
Buon voto a tutti!
SCHEDA
Il Piano è in piena coerenza con i sei pilastri del Next Generation EU riguardo alle quote d’investimento previste per i progetti green (37%) e digitali (20%).
Le risorse stanziate nel PNRR sono pari a 191,5 miliardi di euro, ripartite in sei missioni:
• Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura – 40,32 miliardi
• Rivoluzione verde e transizione ecologica – 59,47 miliardi
• Infrastrutture per una mobilità sostenibile – 25,40 miliardi
• Istruzione e ricerca – 30,88 miliardi
• Inclusione e coesione – 19,81 miliardi
• Salute – 15,63 miliardi
Per finanziare ulteriori interventi il Governo italiano ha approvato un Fondo complementare con risorse pari a 30,6 miliardi di euro.
Complessivamente gli investimenti previsti dal PNRR e dal Fondo complementare sono pari a 222,1 miliardi di euro.