Ancora un anno senza produzione di castagne, un problema ricorrente nella nostra realtà salernitana. L’anno 2018 sicuramente non si chiude in positivo per gli agricoltori- imprenditori agricoli.
Infatti la vendemmia, al di là di quello che dicono i giornali, organizzazioni professionali, food-blogger, enogastronomici, ecc, non è stata una grande campagna viticola fino ad agosto la vigna aveva retto bene, ma le piogge persistenti e continue, in prossimità della vendemmia, hanno condizionato la maturazione dell’uva, incidendo sulla qualità e quantità. La campagna olearia ancora in corso, ha subito un crollo nelle rese e nella qualità dell’olio, a causa dell’attacco massiccio della mosca dell’olivo, (Bactrocera oleae Gmelin, 1790), la cui larva è una minatrice della drupa dell’olivo. Ed è considerata l’avversità più grave a carico dello stesso.
Dato, che la regola del due senza tre è realtà, anche la campagna castanicola 2018, rimarrà ben viva nei ricordi dei produttori di castagne. Infatti, superata in parte il problema cinipide, un altro nemico è alla porta- Muffa delle castagne. Molti sono i convegni tematici, ma la maggior parte delle volte al convegno non seguono azioni mirate e concrete, o almeno non si riesce a soddisfare e dare risposte a quelli che sono i fabbisogni della platea. Per cercare di dare risposte e soluzioni, si devono creare delle task-force di esperti,professionisti ed agricoltori, per studiare in loco la problematica e trovare soluzioni. Serve necessariamente formazione e informazione, si deve ritornare ad un secolo fa, quando nelle campagne erano presenti le cattedre ambulanti di agricoltura cheper quasi un secolo, furonola più importante istituzione di istruzione agraria, rivolta in particolare ai piccoli agricoltori, con l’apporto delle istanze più avanzate degli ambienti intellettuali e del mondo della docenza, dalle scuole e dagli istituti tecnici, oggi il punto di forza delle stesse dovrebbero essere le Università, il CREA, il CNR, attivandolaboratori di campo e con punti di osservazioni e studio a 360° lavorando in rete e su tutta la filiera di produzione. Altrimenti, non riesco ad immaginare quanto questo mondo eroico possa reggere a sostenere queste annate agrarie particolari, oggi una realtà.
I cambiamenti climatici sono evidenti, siamo ai primi di novembre e nonostante le continue piogge sembra che siamo in piena primavera, e molte piante da frutto si preparano ad una fioritura precoce, e questo contribuirà a scompensarle ulteriormente.
Chiunque si interfaccia con il mondo agricolo, deve saper leggere la natura e capire che il tutto è collegato e la campagna deve essere considerata un solo unicum. Le osservazioni sulla fenologia del “sistema Castagno” ci evidenzia che le piante di castagno vivono una condizione di stress costante, e non riescono ad adattarsi a tutte le condizioni avverse.
Infatti anche la presenza del marciume delle castagne causato da fungo Gnomoniopsis castanea è da ricercarsi,nella storia dei nostri castagneti, purtroppo a causa degli attacchi di cinipide, la quantità di foglie e quindi di massa verde fotosintetizzante si è ridotta negli anni drasticamente, per cui la quantità di zuccheri e sostanze di riserva necessari per rinnovare l’apparato aereo e radicale, non è più sufficiente ed è per questo che assistiamo ad una cascola costante di fiori, frutti , perché la pianta non riesce ad alimentare tutti i suoi frutti. E quando ci riesce gli stessi non sono presenti in condizioni ottimali, anche lo spessore del riccio o la buccia della Castagna non sono in condizioni ottimali e sono più facilmente aggrediti da insetti e funghi.
All’interno del nostro patrimonio castanicolo, dobbiamo valorizzare la biodiversità e cercare di individuare gli ecotipi che meglio hanno retto in presenza di condizioni avverse. La ricerca della biodiversità in loco, può essere una ottima fonte di germoplasma, da dove ripartire e su cui la ricerca e i vivaisti dovranno lavorare, per offrire materiale antico, ma innovato.
I problemi della castanicoltura locale, regionale, è collegata alla perdita di resilienza (capacita di autoriparazione e recupero delle condizioni iniziali) dell’ecosistema castanicolo, quindi alla scarsa capacità adattativa delle piante. Vi è l’esigenza di supportare i singoli individui a ripristinare la propria capacità vegetativa, sfruttando al massimo la ricchezza del germoplasma castanicolo locale per individuare materiale genetico adattabile alle diverse caratteristiche territoriali e di coltivazione della specie (fenologia, resilienza a malattie e insetti; adattamento alla siccità ed ai cambiamenti climatici in corso, etc.). Per rendere competitiva la produzione sarà necessario in futuro concentrare gli sforzi e le risorse sulla coltivazione e sulle pratiche colturali sostenibili ed a basso impatto ecologico del castagneto. Le frequenti e intense anomalie climatiche e la situazione di emergenza dell’ecosistema castagno dovuto anche a pratiche colturali non corrette e approssimative, sono responsabili delle notevoli perdite produttive registrate negli ultimi anni. Andrebbero valutate attentamente le tecniche per il recupero dei castagneti da frutto abbandonati tra le quali assume forte rilevanza la pratica della potatura e del taglio in genere. Inoltre vi è la necessità di individuare nuovi mix di impollinatori che garantiscano una disponibilità di polline per periodi più prolungati al fine di mitigare l’effetto abbattente di piogge intense durante la fioritura oramai puntualmente presenti. Vi è poi l’esigenza di restituire nutrienti al castagno in modo equilibrato e sostenibile, e quindi di lavorare sulla fertilizzazione possibilmente organica e, in particolare, con un adeguata cura del sottobosco, tale da garantire l’integrità delle complesse reti trofiche del sottosuolo, con particolare riferimento alla componente micorrizica. E solo in un sistema complesso e integrato si riuscirà a far fronte alle due e vecchie problematiche del castagno di natura fitopatologica, come il marciume delle castagne causato dal fungo Gnomoniopsis castanea e il deperimento dei castagneti.
Nel corso del 2013 è stato sviluppato un modello di previsione dell’incidenza della malattia: in base a tale modello, i fattori maggiormente correlati alla gravità della malattia sarebbero la temperatura media e minima mensile. Stanno inoltre procedendo le indagini finalizzate a valutare l’eventuale interazione tra l’agente fungino ed il cinipide galligeno. Le Interazioni ecologiche tra il fungo agente di marciume della castagna Gnomoniopsis castanea e il cinipide galligeno Dryocosmus kuriphilus, sono oggetto di molte tesi di laurea e dottorati di ricerca, dalle prime osservazioni si evidenzia: che il Dryocosmus kuriphilus è un insetto di neo-introduzione in Italia noto per i danni arrecati al castagno, nelle cui gemme ovodepone inducendo la formazione di galle e impedendo lo sviluppo di germogli, foglie e fiori. In concomitanza dell’invasione di D. kuriphilus, il castagno è stato colpito da Gnomoniopsis castanea, un fungo patogeno emergente che provoca il marciume delle castagne. Nell’ambito delle possibili interazioni ecologiche tra il fungo e l’insetto è stato verificato che nelle galle positive al fungo il numero medio di insetti presenti (3,76) era significativamente maggiore. Quindi la ricerca deve lavorare per cercare soluzioni che almeno possono limitare i danni. Dobbiamo cercare di approcciarci al mondo vegetale con maggiore rispetto e conoscenza e non pensare che lo stesso sia infinito e che sempre si riuscirà a riparare i danni della nostra natura. Mi auguro che gli addetti ai lavori si organizzano, per avviare formazione vera, dove la base è il campo, e insieme studiosi e agricoltori, devono cercare le cause e insieme trovare le soluzioni. Altrimenti se ogni produttore si deve organizzare da solo, ci sarà il grande produttore- imprenditore che a suo carico dovrà cercare di attutire i danni e dal processo di imitazione, in positivo, questa volta i piccoli produttori ne possono trarre esempio.