Artista italiano di grande rilievo nel panorama dell’arte contemporanea, Roberto Bellucci, nato a Roma, cresciuto in Africa e poi traferitosi a Napoli, ha un legame particolare con il Cilento e con la città di Agropoli. Lo intervisto a pochi giorni dalla sua prossima mostra, che verrà inaugurata il 7 dicembre 2024 presso il Museo “La Fornace” di Agropoli
Quando e come è iniziato il suo percorso artistico?
Sin da bambino ho avuto la passione per il disegno ed il colore ma nel 1978 ho intrapreso un percorso personale di ricerca e sperimentazione artistica con l’uso del colore ad olio.
Quali sono i luoghi a lei cari e che immagino influenzino la sua arte?
Ho trascorso la mia infanzia in Africa (Mogadiscio in Somalia) che ho poi continuato a frequentare fino ai primi anni 80. Questo territorio, è innegabile, mi ha condizionato artisticamente. Per non parlare degli anni successivi trascorsi a Napoli, territorio questo ricco di colore e tradizione. Ma poi, avendo avuto la possibilità di viaggiare, tutti i territori visitati mi hanno lasciato stimoli interessanti.
Come nasce una sua opera? Cos’è per lei il processo creativo?
Un mio dipinto nasce da una idea, una emozione, un sentimento. Questa idea si radica nella mia mente e naturalmente si comincia ad elaborare una sintesi grafica e cromatica. Il problema sta nel sintetizzare in una immagine concetti, storie, emozioni che richiederebbero fiumi di parole per la loro narrazione. Una idea può richiedere una elaborazione anche di anni ma poi definita una immagine questa viene poi realizzata. La tecnica, da me elaborata, mi consente di realizzare un dipinto in un unico gesto consentendomi di suggellare quella specifica emozione senza ripensamenti. Spesso le mie riflessioni nascono dalla lettura di libri, da episodi sociali, dalla realtà che viviamo tutti i giorni.
Quali sentimenti prova mentre dipinge?
I sentimenti sono i più vari e nascono da un coinvolgimento totale con il tema che di volta in volta affronto.
Cos’è il colore per Roberto Bellucci?
Il colore è per me tutto. Nel dipingere compio dei veri e propri percorsi cromatici che vogliono narrare emozioni. Tutto parte dal colore bianco che rappresenta l’assoluto cromatico per poi scomporsi in specifiche policromie.
Chi è l’artista? Ci sono delle caratteristiche senza le quali una persona non può definirsi artista, se ci sono?
Tutti abbiamo una componente creativa. Pochi però hanno la sensibilità ed il coraggio di dare voce a tale componente. Essere artista significa raccontarsi senza veli e svelarsi nella propria più profonda intimità al mondo. Questo non è per tutti, ci vuole coraggio ad offrire al mondo la propria anima sapendo che sarà sfregiata senza alcun riguardo. Io sostengo che artisti si nasce e non lo si può diventare. Infatti, essere artisti è una vera maledizione, non ci si può sottrarre al proprio destino ed il destino di un artista è segnato dalla continua sofferenza.
In quale modo l’Arte potrebbe cambiare il modo di vedere il mondo e smuovere le coscienze?
L’arte di per sé è continua denuncia. L’arte è lo specchio delle nostre anime. La vera Arte è visionaria e ci mette di fronte alle nostre responsabilità. L’ arte urla con forza la via.
Come deve affrontare lo spettatore un’opera contemporanea?
L’arte che appartiene al passato va accompagnata alla conoscenza del tessuto socio culturale nel quale si è sviluppata. Al contrario l’arte contemporanea non ha bisogno di mediatori perché appartiene a tutti noi, sarebbe come farsi raccontare da qualcuno come stiamo vivendo, quali esperienze sociali stiamo facendo, quali interpretazioni dare ai fatti che ci coinvolgono. Per questo suggerisco di visitare una esposizione senza preconcetti e aspettative. Osservare e soffermarsi su ciò che in qualche modo ci incuriosisce. Se poi siamo stimolati dal tornare a rivederlo allora possiamo essere certi che il dipinto ci sta parlando, o meglio, sta facendo parlare la nostra anima che ci racconterà una storia, la nostra storia. Ciò avviene anche per i capolavori del passato.
Sono certa che i lettori di Unico, il settimanale del Cilento, del vallo di Diano, degli Alburni e del Golfo di Policastro vorrebbero sapere come può l’Arte valorizzare il nostro territorio.
L’arte è legata all’individuo e alle comunità, li narra. Ecco che l’arte può raccontare e condividere ciò che è unico e donarlo al mondo intero attraverso il canale privilegiato delle emozioni.
Mi parli della sua prossima mostra che verrà inaugurata il 7 dicembre al Museo La Fornace di Agropoli
L’evento si lega ad una nuova esperienza che si è articolata in un vero e proprio percorso. Il 15 novembre ho donato un dipinto al Liceo Scientifico Gatto di Agropoli. Questa è stata una occasione per avere un contatto diretto con gli studenti che, mediati da alcuni docenti (professoresse Celeste Annunziata e Nikla Palma) hanno dato vita ad un colto dibattito sull’arte contemporanea. Da questa esperienza nasce il successivo passo nella comunità attraverso una esposizione d’arte con estesa narrazione del mio percorso artistico. Tale evento si sviluppa in un arco temporale di 15 giorni, ospitando incontri con la scrittrice Antonella Casaburi, il sociologo Pasquale Martucci, l’antropologo Luigi Leuzzi, la Casa Editrice L’ArgoLibro di Milena Esposito e la scrittrice Biancarosa Di Ruocco. Tutto questo darà vita alla valorizzazione del territorio con l’ambizione di superarne i confini.